BOSTON – E’ la forma di tumore più comune negli uomini al mondo. Il cancro alla prostata colpisce circa 35mila italiani all’anno: tante sono state le diagnosi nel 2015. E’ bene sapere allora che per prevenzione basta…eiaculare! Almeno stando a quanto emerso da una ricerca condotta dall’Università di Harvard e pubblicata sulla rivista European Urology. La formula magica è: almeno 21 eiaculazioni al mese.
Secondo lo studio che prende in esame uomini in età adulta, il rischio di ammalarsi è risultato più basso del 20% per chi aveva eiaculazioni 21 al mese. Motivo? L’emissione frequente di liquido seminale ridurrebbe la concentrazione di sostanze nocive all’interno del fluido prostatico. Al contrario, l’astinenza prolungata può essere responsabile del ristagno delle secrezioni nell’organo: di qui il rischio di infezioni che possono costituire l’humus per l’insorgenza di neoplasie.
La notizia però al momento non è confermata dalla comunità scientifica, sebbene la fonte sia autorevolissima.
Ne parla Fabio Di Todaro sul quotidiano la Stampa:
Uno studio durato diciotto anni e condotto su 31925 uomini. Il lavoro rappresenta la trascrizione di una ricerca presentata durante l’ultimo congresso annuale della Società americana di urologia, che già al suo «debutto» acquisì una grande eco. S’è trattato di un lavoro prospettico, iniziato nel 1992 e concluso nel 2010 arruolando uomini che (in media) avevano 59 anni. Durante il lungo follow-up, 3839 persone si sono ammalate di un tumore alla prostata, rivelatosi poi letale in 384 casi. All’inizio dello studio, però, tutti i soggetti coinvolti erano stati invitati a compilare un questionario in cui indicare la frequenza media mensile delle eiaculazioni registrate in tre periodi della propria vita: tra i 20 e i 29 anni, tra i 40 e i 49 anni e nei dodici mesi precedenti l’avvio della ricerca.
Partendo da questi dati, e incrociandoli con i riscontri epidemiologici ottenuti nel corso dell’osservazione, i ricercatori hanno potuto ottenere quelle che hanno definito «le prove più forti a sostegno del ruolo preventivo che l’eiaculazione gioca nei confronti del tumore alla prostata».
Janet Stanford, ricercatore del Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle, non coinvolto nello studio, ha però smorzato i facili entusiasmi. «Associazione non vuol dire causalità: occorre essere cauti circa l’interpretazione di questi dati». Quali sono state le evidenze? Il rischio di ammalarsi di tumore alla prostata è risultato più basso del venti per cento tra gli uomini eiaculavano con «alta frequenza» (21 volte al mese). Ma anche un minor numero di occasioni ha avuto la sua efficacia.