Nessuno vuol fare più il chirurgo: paura delle denunce, non del bisturi

Pubblicato il 4 Luglio 2012 - 11:25 OLTRE 6 MESI FA

Chirurghi, davvero non è come in Grey's Anatomy

ROMA – Esiste un drammatico calo nelle vocazioni di giovani chirurghi. La prova della progressiva disaffezione dei neolaureati a prendere in mano il bisturi è che alla Scuola di Milano, una delle più grandi d’Italia, per la prima volta non sono state assegnate tutte le borse di studio. Insomma ci sono più posti che candidati. La feroce concorrenza tra candidati che abbiamo imparato ad apprezzare in tv tra i chirurghi di Grey’s Anatomy, sono per l’appunto una fiction: la realtà, al momento, è che passerebbero tutti l’esame, bravi e non, altro che selezione.

Per ora possiamo rilevare l’anomalia per cui una delle figure professionali più ambite non è più tale. Fino a pochi anni fa a centinaia i giovani laureati in medicina sceglievano la specializzazione, la camera operatoria era il traguardo più atteso. Oggi, dei 28 candidati alla scuola di Milano, 19 sono stati dichiarati idonei e di questi 5 hanno rinunciato rivolgendosi ad altre specializzazioni: risultato, delle 16 borse di studio ne sono state assegnate solo 14. E’ indicativo e frustrante pensando a domani, quando dovremo contrastare un problema che avrà un enorme impatto sociale. Su 278 borse di studio stanziate ogni anno, una su cinque non viene assegnata per mancanza di fondi.

Non c’è più il sacro fuoco? Troppo stress? Non è così, è più corretto dire che l’aumento delle denunce dei pazienti e l’esplosione dei costi di assicurazione dei medici, scoraggerebbe chiunque. Si è affermata, in effetti, a partire dagli Stati Uniti, la tendenza a ricorrere sempre in tribunale in presenza anche del dubbio di un errore medico. “Malpractice” si chiama l’errore o la cattiva applicazione dei protocolli. Ma, appunto, c’è differenza tra un medico o chirurgo che trascura o dimentica le regole e i protocolli, con chi non salva la vita al paziente, sempre e comunque, come si attendono i parenti, prontissimi a rivolgersi al giudice per chiedere i danni. Quindi, il meccanismo perverso, fa guadagnare soprattutto gli assicuratori, doppiamente: dai medici costretti a stipulare polizze sempre più elevate e sull’incremento esponenziale di richieste di danni.

I medici italiani si sentono sotto pressione e temono di avere problemi giudiziari: il 68,2% di loro si sente infatti più a rischio di denuncia oggi rispetto al passato, mentre solo il 6,7% ritiene nulla la probabilità di andare incontro a problemi giudiziari. La situazione determina un diffuso ricorso alla medicina difensiva (ricorso a prescrizioni fatte esclusivamente per il timore di una denuncia), praticata dal 50%-75% dei medici. E’ sconfortante: ci riempiono di medicine inutili per tacitare noi paziente diventati nel frattempo una fonte di rischio.

Per quanto riguarda il dettaglio delle prescrizioni fatte dai medici per il solo timore di ricevere una denuncia, l’indagine dell’Ordine dei medici di Roma rivela che il valore piu’ alto si raggiunge per gli esami strumentali: circa il 75,6% dei medici vi ricorre, infatti, e tali prescrizioni rappresentano il 22,6% del totale. Il fenomeno è più accentuato tra i medici ospedalieri, i chirurghi, gli internisti, gli ortopedici, i ginecologi, i nefrologi e nella medicina d’urgenza, soprattutto nelle regioni del Sud e nelle isole.Medicine inutili che sarà il già disastrato sistema sanitario nazionale a finanziare. Se il medico ha paura e ricorre alla medicina difensiva, un aspirante chirurgo è terrorizzato e il bisturi resterà per lui un sogno di gioventù. Poi dirà che alla vista del sangue sviene.