Tumore al colon, batteri intestinali marcatori della malattia (foto Ansa) Tumore al colon, batteri intestinali marcatori della malattia (foto Ansa)

Tumore al colon, batteri intestinali marcatori della malattia

Tumore al colon, batteri intestinali marcatori della malattia (foto Ansa)
Tumore al colon, batteri intestinali marcatori della malattia (foto Ansa)

ROMA – C’è una correlazione tra alcune forme di batteri intestinali e l’alto rischio di sviluppare il cancro al colon-retto. Sarebbero dei marcatori che potrebbero avere un ruolo fondamentale nella comparsa della malattia e sfruttabili anche nella diagnosi precoce.

E’ quanto emerge da una ricerca guidata da scienziati del Laboratorio di Metagenomica computazionale del Cibio dell’Università di Trento, che hanno collaborato con colleghi di istituti italiani ed esteri. Tra i centri di ricerca e gli atenei coinvolti l’Istituto europeo di oncologia di Milano; il Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino; l’Istituto italiano per la medicina genomica di Torino; l’Università di San Paolo del Brasile; il Centro Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Tokyo, Giappone, e il German Cancer Research Center di Heidelberg, Germania. Rispetto alle persone sane, in quelle malate di cancro al colon-retto gli scienziati hanno rilevato livelli più elevati di circa 30 diversi tipi di batteri.

Il team spera che i risultati portino a nuovi metodi per lo screening, la diagnosi e la cura del cancro. Gli scienziati, coordinati dal professor Nicola Segata del Cibio, attraverso una tecnica di metagenomica computazionale che ha permesso di sequenziare il materiale genetico e classificare la flora batterica, hanno analizzato un migliaio di campioni fecali di persone provenienti da vari Paesi. “Il fatto che il microbioma rilevato nelle feci sia altamente predittivo della presenza della malattia è importante perché, combinato con altri test disponibili, come quello del sangue occulto nelle feci, l’analisi del microbiota potrebbe aumentare l’accuratezza diagnostica di test non invasivi” ha spiegato Segata aggiungendo che attraverso futuri studi sul microbiota intestinale si potranno migliorare le attuali terapie.

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