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Vaccini, un ruscello invece che un fiume. Ma Italia somministra col contagocce

di Alessandro Camilli |25 Febbraio 2021 10:58

Vaccini, un ruscello invece che un fiume. Ma Italia somministra col contagocce (Foto d'archivio Ansa)

Vaccini, ne scorre un ruscello anziché un fiume. Per forza di cose, per ignorata e dimenticata forza di cose: produrre e distribuire in un anno almeno 4/5 miliardi di dosi è impresa industriale e logistica mai tentata dall’umanità.

L’idea che fosse una maratona di salute scandita da tappe precise e puntuali stazioni di rifornimento era ed è di sconcertante ingenuità. Un ruscello invece di un fiume perché le aziende produttrici dei vaccini hanno scommesso troppo su se stesse, troppo hanno promesso e ora giocano al metto qua, mando là, sposto qui… ad accontentare un po’ tutti, soprattutto se stesse.

Forse anche perché un po’ di acqua di quel che doveva essere un fiume è invece drenato dal mercato nero dei vaccini. Mercato nero che c’è ma è alimentato soprattutto con partite di vaccini falsi spacciato per veri e non con vaccini veri sottratti alle consegne ai governi. Tanti perché, cui da ultimo si aggiunto altro perché, difficile a dirsi ma reale e concreto: chi produce i vaccini li fornisce con più rapidità a chi con più rapidità è capace di usarli, somministrarli. E l’Italia non è tra questi.

Vaccini: Appena fuori dagli ospedali vaccinazione italiana si è arenata

A martedì 23 febbraio in Italia circa 5,2 milioni di dosi ricevute e 3,7 milioni somministrate. Differenza notevole, ma non è questa la vera misura della lentezza (congenita?) della macchina pubblica che in Italia dovrebbe vaccinare 40/45 milioni di italiani entro l’estate. La misura della lentezza, tremenda lentezza è nel solo 15 per cento circa di dosi di AstraZeneca inoculate.

Perché AstraZeneca è il vero indicatore? Perché AstraZeneca è il vaccino somministrato fuori dal circuito ospedaliero. Con Pfizer prima e Moderna poi vaccinati medici, operatori sanitari, Rsa. Fino a che il circuito era quello, in questo circoscritto e quasi automatico perimetro, l’Italia è stata seconda nel vaccinare solo alla Gran Bretagna.

Poi, quando si è passati agli ottantenni e soprattutto si è accennato a passare a docenti, forze dell’ordine e altre categorie, quando si è usciti dal cerchio ospedaliero l’Italia che vaccina è subito finita dietro Polonia, Slovacchia, Spagna, Francia, Germania. E AstraZeneca è la misura di questa incapacità, AstraZeneca è il vaccino per queste categorie, qui e oggi. E AstraZeneca, ruscello e non fiume di dosi, resta in frigo quasi al novanta per cento.

Vaccini col contagocce: la capacità della Pubblica Amministrazione

Fuori dal circuito ospedaliero 21 sistemi regionali, 21 modalità di prenotazione su 21 piattaforme che ovviamente hanno regole diverse, tempi diversi, efficienza diversa. Ventuno modalità di accesso più o meno faticoso a quella che è in fondo la stessa macchina di quando devi rinnovare la patente, consultare il Catasto, avere una carta d’identità dio non voglia digitale.

Una macchina lenta, sempre lenta, non di rado ansimante, costantemente affetta da zoppia. Quindi con rinnovata evidenza non a misura dell’impresa di vaccinare 3/400 mila persone al giorno. A marzo Italia attende 13 milioni di dosi, va bene lamentare che ce ne avevano promessi 28 di milioni, ma dei 13 che arrivano quanti milioni di dosi sapremo “scaricare a terra”, somministrare davvero visto che in due terzi abbondanti del mese di febbraio siamo stati capaci di vaccinare solo il 5 per cento degli ottantenni?

A Speranza non far sapere, neanche a Draghi

Speranza ministro della Sanità nel governo di prima e in quello di adesso non può per cultura politica accettare di sapere che la vaccinazione in mano alle burocrazie dei poteri locali, la vaccinazione affidata alle Regioni, la vaccinazione che dovrebbe esser figlia della politica locale e dei suoi uffici amministrativi non potrà che essere creatura gracile e cagionevole. Da Speranza non può arrivare input reale a vaccinazione veloce, da Speranza può arrivare solo sincero auspicio. Non di più: quelli che sono ostacoli alla vaccinazione sono per Speranza pilastri della democrazia, sostanza e non fenomeno della politica.

Ma anche Draghi è tenuto a non sapere che territorio, autonomia, tavoli di confronto, intese, regole, procedure su base regionale e uffici e mezzi e personale e cultura amministrativa delle Regioni e relativi assessorati alla Sanità sono loro stessi il contagocce con cui sistema Italia vaccina i suoi cittadini?

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