Vaccino anti-Covid, molti sono i contrari e ancor più quelli incerti, esitanti. Se saranno troppi, tanti da mettere a rischio il traguardo immunità di gregge, bisognerà intervenire, far qualcosa. A farsi largo è l’ipotesi “passaporto”, un salvacondotto, un certificato che permetta ai vaccinati l’accesso a determinati luoghi agli altri preclusi.
Ma anche l’obbligo di vaccino, con tutte le difficoltà realizzative e le sue controindicazioni, è ormai entrato di diritto nel dibattito. L’adesione del personale medico alla campagna di vaccinazione è stimata intorno all’80%. Un dato apparentemente incoraggiante. Ma in quella percentuale nazionale si nascondo realtà locali molto differenti.
Luoghi dove tutti o quasi sono pronti all’iniezione, con conseguente immunità, e altri dove solo percentuali più basse e non sufficienti a generare una protezione per tutti sono disposte a farsi vaccinare.
Vaccino anti-Covid, che chi (troppi) dice di no
L’infermiera intervistata da La Stampa che non si vaccinerà perché sicura di affidarsi a mascherine, guanti e gel sanificanti per la prevenzione e la protezione. Il docente universitario d’infermieristica contrario al vaccino perché poco efficace, secondo lui. Poi anche il personale delle Rsa. Sono questi i primi fuochi di una diffidenza che rischia di farsi incendio.
Primi fuochi che riguardano la prima “fetta” di popolazione che sarà raggiunta dal vaccino. Mentre, tra la cosiddetta gente comune, nelle chiacchiere da bar e in questo periodo di semi-lockdown ancor più chiacchiere da social, i dubbi e i tentennamenti sono ancor più. I sondaggi stimano che tra contrari, scettici e simili rientri quasi un italiano su due: il 40%.
Numeri e percentuali che mai come in questo caso sono sostanza. La campagna vaccinale risulterà infatti efficace solo e se raggiungerà una quota di popolazione sufficiente all’immunità di gregge. Quota decisamente più alta di quel 60% che si dice favorevole senza se e senza ma.
Cosa fare se tra qualche mese scopriremo di essere tra i meno vaccinati in Europa?
Il tema è ormai e ovviamente centrale nel dibattito politico e non solo. L’obbligo, la soluzione più ovvia e apparentemente più semplice, non è però la strada più facile. L’obbligatorietà, di per sé, aumenta automaticamente il tasso di diffidenza e di contrarietà. Imporre il vaccino ha, avrebbe quindi un costo in questo senso. Senza dimenticare poi che per imporre un obbligo serve una volontà, una forza e una coesione politica che in questo momento non ci sono. Contrari e scettici animano infatti larghe fila delle opposizioni e contano rappresentanti anche tra i banchi della maggioranza.
Obbligo o passaporto per i vaccinati
Mentre si misura l’ipotesi obbligo sui dipendenti pubblici, l’ipotesi che si fa largo è allora un’altra: il passaporto. Una via di mezzo un po’ all’italiana più facile da realizzare. Nessun obbligo, nessun governo cattivo e nessuna imposizione delle lobby farmaceutiche a farsi il vaccino. Ma con la puntura si avrà in dote un lasciapassare per teatri, cinema, stadi, musei e tutti i luoghi pubblici e potenzialmente affollati interdetti a chi invece non sarà stato vaccinato.
Una decisione che non andrà e non sarà presa oggi, ma domani dovrà essere affrontata. Sta infatti partendo in tutta Europa, dopo il Vaccine-Day, la vaccinazione di massa e ci vorrà poco per vedere chi, nel Vecchio Continente, vaccinerà più persone. (Fonte La Stampa).