Nel veleno la cura. Black Mamba, scorpioni: killer benefattori

GUERRERO (MESSICO) – Nelle molecole del veleno animale, gli scienziati possono trovare la cura delle più disparate malattie.

La storia di Michael è esemplare. Michael, un medico, un’estate parte in vacanza con la famiglia a Guerrero, in Messico. Mentre nuota nella piscina dell’albergo, un dolore e un bruciore accecante lo paralizzano per un lungo momento. E’ il veleno iniettato dal pungiglione di un Centruroides sculpturatus, pericoloso scorpione presente nel Nord America.

Curato immediatamente con l’antidoto, Michael non ha corso alcun pericoloso e ha dovuto solo sopportare qualche ora di dolore. Quello che è successo in seguito non poteva essere previsto. Qualche giorno dopo la puntura di scorpione, Michael, da anni afflitto da spondilite anchilosante, smette di provare il dolore quotidiano legato alla malattia autoimmune.

Il caso di Michael sembrerebbe essere legato alle virtù curative che i veleni hanno su specifiche malattie. Il veleno contenuto nelle zanne e nei pungiglioni di numerose creature che camminano, strisciano o nuotano sul nostro pianeta nasconde efficienti molecole che agiscono sul sistema nervoso.

Concepite per uccidere, per paralizzare o menomare, le tossine del veleno oggi possono diventare preziose per salvare le vite. I componenti attivi del veleno, peptidi e proteine, funzionano, se isolati, come vere e proprie medicine ed agiscono sulle molecole per bloccare gli effetti delle malattie.

Quella del veleno animale è una vasta e poco esplorata frontiera per la medicina e la biologia. «Non stiamo parlando di qualche nuova medicina – dice Zoltan Takacs, tossicologo ed erpetologo precedentemente in carica all’università di Chicago – Per ora, solamente qualche centinaio di tossine sono state analizzate per scopi medici e solamente una decina o poco più delle medicine in commercio sono prodotte a partire da veleno». Poi continua, speranzoso e ottimista: «Ci devono essere più di 20 milioni di tossine là fuori, che aspettano di esaminate».

L’evoluzione ha spinto più di 100.000 animali a diventare velenosi. Provvisti di ghiandole che ospitano tossine e di apparati che le espellono, serpenti, scorpioni, lucertole, api, creature marine, pesci, lumache e perfino qualche mammifero (come l’ornitorinco australiano) sono animali killer e potenziali benefattori per il genere umano.

Già da anni, molti malati devono ringraziare alcuni velenosissimi animali per il loro contribuito al progresso medico. Ad esempio, coloro che soffrono di cuore hanno un debito nei confronti del Black Mamba, serpente africano messo in risalto da Quentin Tarantino, il cui veleno permette di abbassare il livello della pressione sanguigna e di ridurre la fibrosi.

Le cure basate sul veleno sono un’idea antica. Se ne trovano tracce nei testi sanscriti del secondo secolo dopo cristo. Nell’antica Grecia, lo stesso termine, farmacos, veniva adoperato per indicare il veleno e l’antidoto, per la capacità di uccidere e per quella di guarire.

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