Virus nel permafrost da 50.000 anni, liberato dal caldo pronto a colpire, nuova pandemia effetto del clima?

Virus e clima, aspettiamoci sorprese. E nuova pandemia. Ecco un caso, conseguenza del cambiamento climatico. Il “virus zombie” si è risvegliato dopo essere rimasto intrappolato nel lago ghiacciato della Siberia per 50.000 anni: gli scienziati temono una nuova pandemia.

L’antico “pandoravirus”, rimasto congelato per 50mila anni, è stato scoperto e si è risvegliato nel permafrost in scioglimento in Siberia, Russia.

Il virus, rimasto intrappolato sotto il letto di un lago in Yakutia, è ritenuto il più antico virus “vivo” finora recuperato.

Il virus zombie, come è stato definito, rappresenta una minaccia per la salute di intere comunità. Questi virus hanno conservato tutta la loro devastante portata infettiva nonostante il lungo tempo di inattività dovuta al congelamento che si pensava perenne del suolo.

Gli esperti di malattie hanno avvertito che, con l’aumento delle temperature e lo scioglimento del permafrost, potrebbero scatenarsi altri virus letali.

Il professor Jean-Michel Claverie, docente di Microbiologia presso l’ateneo di Marsiglia, e coordinatore di un team di scienziati a livello mondiale, ha lanciato l’allarme per i virus “vivi” che, se lasciati scongelare, potrebbero scatenare una serie di microbi letali rimasti dormienti per migliaia di anni.

Lo scienziato ha isolato 13 tipi di virus da sette antichi campioni di permafrost siberiano ed ha esaminato solo quelli che infettavano un’ameba nota come acanthamoeba perché ritenuti non in grado di infettare l’uomo.

Gli esperti, allo stesso tempo, avvertono del pericolo di riportare in vita antichi virus da resti conservati nel permafrost di mammut e rinoceronti lanosi perché potrebbero scatenare ondate di nuove pandemie con migliaia di morti.

L’esperimento sui paleovirus, così come vengono chiamati, è in corso nel laboratorio top secret Vector di Novosibirsk. Gli studiosi temono che accidentalmente possa favorire il passaggio dei virus dormienti di carcasse di animali morti ad animali vivi e da questi agli uomini. Rappresenta un pericolo reale e letale.

I timori peggiori degli scienziati si stavano avverando quando, nel 2016, nel nord della Siberia, un bambino è morto a seguito di un’epidemia di antrace. Il batterio si era risvegliato in quel periodo a causa delle alte temperature nella zona, contagiando un intero villaggio e causando la morte di migliaia di animali.

Anche i ricercatori della Ohio State University hanno dichiarato di aver individuato materiale genetico di 33 virus in campioni di ghiaccio prelevati dall’altopiano tibetano e risalenti a circa 15.000 anni fa.

In Gran Bretagna,  un recente focolaio di polio trovato nelle acque reflue del paese e rapidamente mutato è indicativo delle sfide che ci attendono, afferma il Professor Woolhouse, docente di epidemiologia delle malattie infettive presso l’Università di Edimburgo.

Woolhouse ha dichiarato al Telegraph: “C’è un nome per quello che stiamo vedendo in questo momento nel Regno Unito e altrove, si chiama chatter. È un termine che le unità antiterrorismo usano per descrivere i piccoli eventi che potrebbero indicare qualcosa di più importante all’orizzonte… Le malattie infettive funzionano più o meno allo stesso modo”.

Woolhouse è convinto che la “malattia X”, come viene chiamata dall’OMS, sia “dietro l’angolo”. Sarà causata da virus sconosciuti che possono essere trasmessi all’uomo.

La prossima pandemia potrebbe avere le dimensioni della peste nera che, secondo le stime, uccise 75 milioni di persone.

Gli scienziati ritengono anche che la prossima pandemia sarà probabilmente causata da malattie “zoonotiche”. Si tratta di malattie passate dagli animali all’uomo.

Secondo l’EcoHealth Alliance, degli 1,67 milioni di virus sconosciuti sul pianeta, fino a 827.000 malattie zoonotiche potrebbero essere in grado di infettare l’uomo.

 

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