Moli romani in Gran Bretagna: resistono da 2mila anni, scienziati vogliono "copiarli" Moli romani in Gran Bretagna: resistono da 2mila anni, scienziati vogliono "copiarli"

Moli romani in Gran Bretagna: resistono da 2mila anni, scienziati vogliono “copiarli”

Ponti romani in Gran Bretagna: resistono da 2mila anni, scienziati vogliono "copiarli"
Moli romani in Gran Bretagna: resistono da 2mila anni, scienziati vogliono “copiarli”

LONDRA – I moli della Gran Bretagna grazie all’acqua del mare sono più saldi che mai, le antiche strutture costruite dai Romani 2.000 anni fa reggono perfettamente all’usura del tempo. I ricercatori, in giro per l’Italia hanno esaminato le strutture romane e scoperto che l’acqua di mare che filtra attraverso il calcestruzzo porta alla crescita di minerali che le rafforzano. Il team ora spera che i risultati contribuiscano a sviluppare un equivalente moderno da poter utilizzare per rafforzare gli edifici contemporanei.

I ricercatori dell’University of Utah erano interessati a capire perché i pilastri romani e i frangiflutti di 2.000 anni fa ora sono più forti di quando, all’epoca, furono costruiti. I romani ottenevano il calcestruzzo mescolando la cenere vulcanica con calce e acqua di mare e aggiungevano pezzi di roccia vulcanica, scrive il Daily Mail.

Questo tipo di calcestruzzo è stato utilizzato per costruire molte strutture famose, tra cui il Pantheon e i mercati di Traiano a Roma, nonché enormi strutture marine per proteggere i porti. Al contrario, il cemento moderno tende ad essere composto da sabbia e ghiaia, che nel tempo può trasformarsi in pasta e crepare il calcestruzzo. Marie Jackson, che ha condotto lo studio, ha dichiarato:

“Questa reazione alcali-silice si verifica in tutto il mondo ed è una delle principali cause di distruzione delle strutture in calcestruzzo di cemento di Portland”.

I ricercatori hanno voluto scoprire cosa ha reso il cemento romano così resistente: un importante elemento è che i minerali tendono a crescere tra il cemento e la roccia, impedendo .qualsiasi crepa. Nel 2009, in Italia, i ricercatori hanno scoperto nel cemento un minerale molto raro, la tobermorite di alluminio, e l’hanno prelevato.

La presenza del minerale ha sorpreso i ricercatori, poiché anche realizzarlo in laboratorio richiede temperature molto elevate e solo in piccole quantità. La Jackson ha spiegato:

“Nessuno ha prodotto tobermorite a 68° Fahrenheit. Oh, tranne i Romani!”.

A seguito della scoperta, i ricercatori hanno trivellato di nuovo e trovato altri minerali tra cui la A seguito di questo, i ricercatori hanno ora studiato i fori di trapano di nuovo, e ha trovato diversi altri minerali, tra cui zeolite e phillipsite, che si erano formati nel cemento.

“Come geologi, sappiamo che le rocce cambiano, è una costante nelle sostanze della Terra. Ma come influenzano la durata delle strutture romane?”, la domanda della Jackson.

Secondo il team, quando l’acqua di mare s’infiltra nel calcestruzzo di frangiflutti e moli, dissolve le componenti di cenere vulcanica e permette a nuovi minerali di crescere dai potentissimi fluidi alcalini, in particolare la tobermorite di alluminio e la phillipsite.

Sostengono che la tobermorite di alluminio con cristalli simili a quelli che si formano nelle rocce vulcaniche, rafforzino la cementazione e impediscano che diventi friabile. Purtroppo,

“la formula dei Romani è andata completamente persa. Erano fortunati a lavorare con quel tipo di roccia. Avevano capito che la cenere vulcanica consolidava il cemento, ma nel mondo di queste rocce non ce ne sono molte, quindi si dovrebbe pensare a una sostituzione”.

I ricercatori ora sperano di realizzare un cemento di ricambio utilizzando materiali dell’ovest degli Stati Uniti.

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