Polemiche dopo l’accordo Google-Verizon. L’illusione della neutralità, Internet diviso tra chi paga e chi no

Altro che neutralità della Rete, l’accordo tra il colosso di Internet Google e la compagnia telefonica Verizon, rischia di trasformare il web in un mezzo per soli ricchi. Una Rete a due velocità una uguale per tutti e gratuita ma limitata, un’altra “di lusso” con precedenza a chi paga.

Il documento congiunto delle due società è stato presentato come una proposta per regolamentare il traffico su Internet, affinché tutti i servizi sulla rete siano trattati in modo uguale in nome della ”neutralità della Rete”. Ma subito si sono scatenate le proteste e molti hanno bombardato letteralmente il centralino di Google. Alcuni critici hanno scritto che il documento dice falsità e che in realtà con il piano di Google-Verizon si delineano i confini tra due “livelli” del web: nel primo sarebbe possibile decidere una priorità per la trasmissione di contenuti (per esempio, i video) che potrebbero viaggiare ad alta velocità e con precedenza rispetto ad altri dati. Il secondo, invece, sarebbe accessibile in modo “neutrale”, senza alcuna distinzione nel traffico online fra i pacchetti di informazioni inviate, come già avviene adesso.

La posta in gioco è alta perché riguarda l’accesso a internet nei prossimi anni. E quello che propongono il colosso di Internet e la compagnia telefonica è il sorpasso delle connessioni attraverso dispositivi mobili (come smartphone, tablet, notebook collegati con chiavette usb) su quelle da postazione fissa (desktop). La data prevista da uno studio recente di Morgan Stanley è il 2014.

Però le polemiche e sulla stampa statunitense non si risparmiano critiche su una soluzione che cambierà totalmente il volto di Internet. Secondo i quotidiani americani l’accordo non farà altro che cancellare la “democrazia digitale”, cioè l’assoluta parità di accesso e di trattamento di utenti e dati.

Questo comporterà la discriminazione tra diversi contenuti on line e applicazioni, nonché la discriminazione tra utenti con più o meno possibilità di pagare il servizio. L’Huffington Post giudica falsa la prospettiva di Google e Verizon di rendere “neutrale la Rete”. In sintesi le due società divideranno contenuti e applicazioni in due categorie: una di seri A, a pagamento, una di seri B accessibile a tutti. E’ come dire “non puoi pagare? Sei fuori dalle innovazioni delle Rete”. Per fare un esempio con questo piano RealPlayer e YouTube sarebbero sconosciute a chi non può permettersele.

L’accusa quindi è quella di creare le basi per una superstrada dell’informazione con una corsia preferenziale riservata a quelli in grado di pagare, mentre il resto degli utenti resterà impantanato sulla cyber-equivalente però tortuosa strada sterrata.

L’unica via d’uscita da quello che la stampa americana chiama “un disastro digitale” è l’incontro di questi giorni a Washington dell’authority degli Stati Uniti per le telecomunicazioni, la Fcc, che ha riunito un gruppo di aziende hitech per discutere l’evoluzione del web. E la mossa delle due aziende si inserisce nel dibattito in corso.

Google e Verizon difendono i principi di una rete aperta e la diffusione della banda larga sul territorio per connessioni più rapide. Ma propongono anche regole differenti per operatori di rete fissa e mobile. Il documento richiede agli operatori di rete fissa la difesa dei principi per un accesso neutrale ai contenuti online. Scrivono Google e Verizon che “non potrebbero favorire un particolare traffico su internet rispetto ad altro traffico”. Ma chiedono alla Fcc una distinzione per i servizi offerti attraverso network mobili e accessibili, per esempio, attraverso cellulari e tablet. “Non applicheremmo la maggior parte dei principi per le connessioni fisse agli operatori di telefonia mobile, tranne che per la richiesta di trasparenza”, evidenziano le due società. E sottolineano il ruolo della banda larga per lo sviluppo di servizi innovativi che hanno bisogno di un internet veloce, come i sistemi per monitorare la salute e i videogiochi con grafica tridimensionale.

Pochi mesi fa una sentenza negli Stati Uniti ha riacceso il dibattito sulla “neutralità della rete”. L’accusa per un provider di servizi internet, Comcast, era di rallentare il traffico online di alcuni utenti per l’eccessivo impegno di banda, causato dall’utilizzo di software per la condivisione dei file (peer to peer). Nel 2008 la Fcc ha chiesto all’azienda di non discriminare gli utenti. Ma Comcast è ricorsa alla corte d’appello: il verdetto ha sanzionato l’intervento della Fcc. Riaprendo il dibattito sul web a due velocità.

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