ROMA – Vi siete mai chiesti se aprire il rubinetto dell’acqua funge effettivamente da stimolo a fare la pipì? La risposta è sì: si tratta di un riflesso condizionato. A svelare l’arcano mistero è il settimanale Focus secondo il quale fior fior di psicologi e urologi da tutto il mondo sono concordi: il suono dell’acqua che scorre fa innescare un riflesso che abbiamo sviluppato sin da piccoli. Quando cioè abbiamo imparato ad associare il rumore dello sciacquone alla pipì. Ecco perché ad ogni scroscio d’acqua il nostro cervello “ricorda” che è tempo di svuotare la vescica.
Ma che cos’è esattamente un riflesso condizionato e cosa accade nella nostra testa? Il riflesso condizionato è anche detto riflesso pavloviano, dal nome del fisiologo russo e premio Nobel per la medicina, Ivan Pavlov, che lo scoprì nel lontano 1904. Nel corso dei suoi studi sui processi digestivi lo scienziato riuscì a dimostrare che era possibile far venire “l’acquolina in bocca” a un cane tramite un qualsiasi segnale che evocasse il ricordo del cibo.
In particolare Pavlov notò che la produzione di saliva nei cani su cui conduceva esperimenti aumentava puntualmente a mezzogiorno, quando sentivano risuonare le campane di Pietroburgo: il suono annunciava loro che era l’ora della pappa. L’associazione mentale produceva dunque quello che Pavlov definì un riflesso condizionato: l’acquolina in bocca.
Questo comportamento, che può essere osservato anche negli umani, ha svelato il forte legame tra il cervello e le nostre reazioni fisiologiche e sociali.