Asteroidi diventano miniere: parte caccia da Google, Cameron e Bechtel

ROMA – Gli asteroidi diventano miniere per la Planetary Resources dei fondatori di Google e del regista James Cameron. Platino, acqua e metalli da estrarre dai corpi celesti che vagano intorno alla Terra. Gli asteroidi da minaccia in stile Armageddon divengono così risorse da sfruttare in stile Avatar, scrive Danilo Taino sul Corriere della Sera. Il partner per questa caccia agli asteroidi è il gigante dell’ingegneria Bechtel, che tra le sue opere vanta il tunnel sotto la Manica. Ma a voler un pezzo di cielo è anche la Deep Space Industries, azienda americana che si prepara alla caccia di miniere nello spazio.

Gli effetti dell’ingresso di Bechtel nel progetto Planetary Resources non saranno immediati: ci vorranno circa 15-20 anni prima che l’estrazione di minerali inizi a pieno regime. Eric Anderson e Peter Diamandis, fondatori della Planetary Resources, si preparano intanto lanciando satelliti Arkyd 100, scrive Taino sul Corriere della Sera:

“Nei prossimi 18-24 mesi lanceranno una mezza dozzina di satelliti, chiamati Arkyd 100: sostanzialmente dei telescopi in orbita attorno alla terra per vedere gli asteroidi, misurarli, determinarne le orbite, studiarne la composizione attraverso spettrometri. Già in questa fase, la società intende essere pienamente commerciale, vendere le informazioni così raccolte a governi, università, privati. In due fasi successive, Planetary Resources lancerà prima i satelliti Arkyd 200 e poi i 300, finalizzati a costruire una rete informativa precisa che consenta di individuare gli obiettivi e poi di attaccarli”.

Poi sarà il momento di “scavare”, ma andare in profondità sugli asteroidi non sarà necessario:

“Non classiche miniere che scendono nel sottosuolo: sugli asteroidi, infatti, i minerali sono anche in superficie. Occorrerà in qualche modo «sbucciarli» in miniere a cielo aperto e raccogliere ciò che interessa. Da trasportare poi sulla Terra oppure, in un futuro più lontano, da utilizzare nello spazio, anche attraverso produzioni effettuate con stampanti tridimensionali. È questa la fase che vedrà il maggiore coinvolgimento di Bechtel. Il tipo di scavi che verranno effettuati è ancora da individuare: potrebbero essere impiegate tecnologie che utilizzano i differenziali di caldo e di freddo creati dal sole per fornire energia alle apparecchiature”.

Gli elementi che potrebbero essere estratti dagli oltre 1 500 asteroidi, detti Near Earth Object per la loro vicinanza alla Terra, sono molti:

“Sono formati da materia primordiale risultata dalla formazione del sistema solare e sono dunque ricchi di minerali che sulla Terra hanno un valore elevato: materiali del gruppo del platino, terre rare usate nelle tecnologie elettroniche, nichel, ferro. E acqua: una delle chiavi commerciali del successo a cui punta Planetary Resocurces. Nel suo progetto, infatti, l’acqua estratta dagli asteroidi dovrebbe essere scomposta in ossigeno e idrogeno per creare combustibile per i satelliti e le stazioni spaziali. L’obiettivo della società è realizzare dei veri e propri depositi di energia, stazioni di servizio alle quali si potrà rifornire chiunque vaghi un giorno tra pianeti e asteroidi. «Vogliamo diventare la Exxon dello spazio», ha detto Eric Anderson al quotidiano Financial Times”.

La Deep Space Industries non sembra voler rimanere al secondo posto e così ha dichiarato di essere pronta a lanciare i propri satelliti per la caccia alle miniere spaziali entro il 2015:

“Il suo presidente, Rick Tumlinson, sostiene che le risorse contenute negli asteroidi abbordabili bastano a «espandere la civilità della Terra nel cosmo all’infinito». Ambizioni che volano alte, insomma. E che nessuno considera più fantascienza. E che sì, naturalmente potranno anche creare infrastrutture in grado di aiutarci «a deviare un asteroide diretto contro la Terra», secondo il professor Ian Crawford della University of London”.

Gestione cookie