Altri barconi in arrivo a Lampedusa, ma Maroni non vuole riaprire il Cie

Prosegue senza sosta l’ondata di sbarchi dalla Tunisia verso Lampedusa. Mentre le motovedette della Guardia Costiera scortavano i tre barconi soccorsi nel pomeriggio, con 287 immigrati appena approdati in porto, altre due ”carrette” venivano intercettate da una nave della Marina Militare. Anche in questo caso si tratta di due vecchi motopesca, ciascuno con un centinaio di persone a bordo.

Tra ieri10 febbraio e oggi 11 sono oltre 2 mila i profughi tunisini giunti a Lampedusa, un numero destinato a crescere con il passare delle ore visto che gli aerei in servizio di pattugliamento nel Canale di Sicilia hanno segnalato altri barconi in navigazione che si trovano ancora nelle acque territoriali tunisine. Gli immigrati giunti a Lampedusa vengono trasferiti immediatamente verso la terra ferma con un ponte aereo e con il traghetto di linea per Porto Empedocle, anche se i nuovi arrivi sono numericamente di gran lunga superiori alle partenze.

Il ministro dell’Interno Roberto Maroni però non sembra intenzionato a riaprire il Centro di identificazione ed espulsione, ex centro di permanenza temporanea. Il ragionamento sarebbe quello di non lanciare il messaggio che tutti possano entrare in Italia, arrivando come migranti per poi rimanervi.

La fuga di cittadini dalla Tunisia ha alzato l’allarme terrorismo per il rischio di infiltrazioni tra i migranti, secondo Maroni:  ”Ci sono cittadini in cerca di protezione – ha detto riferendosi a quanti abbandonano la Tunisia -, ci sono criminali evasi dalle carceri e personaggi infiltrati da organizzazioni terroristiche come Alqueda nel Maghreb Islam”. Secondo Maroni si tratta di ”una organizzazione che cerca di infiltrare agenti in Europa; l’attenzione e’ massima e l’abbiamo allertata”.

Il Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir) chiede quindi al Ministero dell’Interno di aprire subito la struttura già esistente a Lampedusa come centro di puro transito per chi arriva via mare dal nord Africa. Le persone sbarcate, sottolinea il Cir, hanno spesso bisogno di un primo soccorso e comunque di una breve sosta prima del trasferimento nei centri sulla terraferma.

L’organizzazione chiede, inoltre, che le persone siano informate sul loro diritto di richiedere protezione internazionale all’Italia e l’ammissione alla procedura d’asilo per chi intende fare uso di tale diritto. “Quella che viene chiamata emergenza umanitaria era perfettamente prevedibile – dichiara Christopher Hein, direttore del Cie – già nel mese di gennaio sono arrivate 25 imbarcazioni con 245 persone, ovvero la metà di tutti gli arrivi dalla Tunisia nel 2010, numero che rappresentava già un aumento di quasi il doppio rispetto al 2009”.

“Si sa – continua Hein – che situazioni di improvviso e profondo cambiamento in paesi vicini provocano l’esodo di persone, sia come rifugiati che come sfollati e migranti, come è successo nel passato nel caso dell’Albania, della Bosnia e del Kosovo”. In quanto alla condivisione europea delle responsabilità per le persone in arrivo dal nord Africa, il Cir ricorda che esiste dal 2001 la Direttiva comunitaria sulla protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati, normativa recepita dall’Italia con un decreto legislativo nel 2003. Esiste anche un fondo comunitario per tali situazioni che l’Italia, se necessario, potrebbe attivare attraverso una semplice richiesta alla Commissione Europea. “Non sappiamo naturalmente quanti tra i cittadini tunisini arrivati presenteranno richiesta di protezione internazionale – commenta Hein – questo potrà solo stabilirsi sulla base di valutazioni individuali da parte delle apposite Commissioni Territoriali d’Asilo che dovranno anche tener conto, eventualmente, del fatto che tra le persone arrivate possano esserci coloro che si sono macchiati di crimini durante il regime dell’ex Presidente Ben Ali. L’applicazione delle cosiddette ‘clausole di esclusione’ dal beneficio della protezione è prevista dalla normativa internazionale e italiana e dovrà essere valutata attentamente caso per caso”.

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