Borexino misura l’energia del Sole in diretta osservando i suoi neutrini solari

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 28 Agosto 2014 - 18:13 OLTRE 6 MESI FA
Borexino misura l'energia del Sole in diretta osservando i suoi neutrini solari

Borexino misura l’energia del Sole in diretta osservando i suoi neutrini solari (Credit Photo: Infn)

ROMA – L’energia solare è stata misurata per la prima volta in diretta dall’esperimento Borexino. L’esperimento si trova nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, sotto 1400 metri di roccia. I ricercatori hanno seguito i neutrini solari emessi dalla nostra stella, particelle difficilissime da rilevare grazie alla velocità dei neutrini, che impiegano appena pochi secondi ad uscire dal Sole e 8 minuti per arrivare sulla Terra.

L’energia rivelata da Borexino combacia perfettamente con quella prodotta dal sole 100 mila anni fa, cioè alle misure indirette che i ricercatori fino ad oggi erano riuscite ad ottenere analizzando i fotoni, le particelle luminose che impiegano appunto 100mila anni per percorrere la distanza che separa il Sole dalla Terra.

Ad annunciare il risultato è Gianpaolo Bellini, coordinatore dell’esperimento e co-autore dell’articolo pubblicato sulla rivista Nature, che ha spiegato:

“Grazie ai risultati di questa nuova ricerca di Borexino tocchiamo con mano, mediante i neutrini prodotti nella reazione protone-protone (p-p), che è la catena di fusioni nucleari p-p a far funzionare il Sole, fornendo proprio l’energia che si misura con i fotoni: insomma questo prova che il Sole è una grande centrale a fusione nucleare”.

L’esperimento infatti ha rivelato il flusso di neutrini prodotti dalle reazioni nucleari che avvengono all’interno del Sole, quando due nuclei di idrogeno si fondono in un nucleo di deuterio per dare il via ad una reazione a catena che produce circa il 99% dell’energia solare.

Borexino è riuscito a rivelare neutrini con un energia estremamente ridotta, di circa 420 chiloelettronvolt, i più piccoli mai osservati. Una performance eccezionale che fa dell’esperimento, frutto di una collaborazione tra Italia, Germania, Francia, Polonia, Stati Uniti e Russia, un rivelatore unico al mondo grazie alla tecnologia d’avanguardia utilizzata nella sua costruzione e uno strumento indispensabile per la ricerca dalla fisica delle particelle all’astrofisica.