Botanica moderna: cosa pensano le piante

Mimosa sensitiva

Le piante pensano? La domanda non ha facile soluzione: un categorico no, pronunciato in maniera affrettata e senza troppo riflettere potrebbe non essere la risposta esatta. Già in un saggio di Peter Medawar ci si chiedeva se fosse possibile parlare di comportamento vegetale e definire un’etologia delle piante. Il professore Giogio Celli, dell’università di Bologna, ha cercato di rispondere a questi quesiti nel libro “Le piante non sono angeli”, in cui vengono messi in evidenza alcuni comportamenti vegetali che sembrano richiedere almeno un istinto, se non una coscienza.

La mimosa sensitiva, ad esempio, è una piccola pianta messicana che reagisce al contatto richiudendo le sue foglioline. Il fenomeno avviene attraverso un meccanismo idraulico tale che le cellule vegetali si gonfiano, o sgonfiano, trattenendo acqua. La stranezza nel comportamento di questa pianta consiste nel suo ‘assuefarsi’ al contatto, come se l’attivazione ‘istintiva’ del meccanismo di ritrazione delle foglie andasse persa nel caso abitudine al contatto.

Il viticcio invece compie dei lenti movimenti circolari, delle esplorazioni per trovare un supporto a cui avvinghiarsi, mentre la cuscuta, una pianta parassita che generalmente ne avvolge un’altra per succhiarne la linfa, posta di fronte ad una piastra di vetro, dunque inodore, cresce nella sua direzione, salvo poi scoprire che il vetro non ha linfa da offrire. Anche le piante carnivore, i cui sensibili peli fanno scattare la chiusura delle trappole, manifesta una sorta di comportamento.

Se pensiamo alle analogie con il comportamento umano, la chiusura della mimosa sensitiva equivale alla chiusura di una mano, ma se a gestire i movimenti del corpo umano è il sistema nervoso, cosa provoca tali reazioni negli organismi vegetali? Perché ad oggi non è stato possibile individuare nelle piante un sistema nervoso, sia esso decisamente semplice e primitivo? Decifrare il pensiero delle piante è uno dei propositi degli studiosi di botanica come il professor Celli, un obiettivo che si apre su una strada incerta e che ha messo in crisi lo stereotipo stantio delle piante come esseri passivi.

Gestione cookie