ROMA – Un buco nero circondato da un anello di luce arancio-rosso, più forte in basso e che si dirada nella parte alta. La prima foto di un buco nero è stata resa pubblica grazie al progetto internazionale Event Horizon Telescope (EHT). Un anello di luce che indica l’orizzonte degli eventi, dove i fotoni tentano di fuggire dalla potente forza gravitazionale dell’enorme e supermassivo buco nero che li attrae. La foto mostra il buco nero nel centro della galassia Virgo A o M87, che si trova a circa 55 milioni di anni luce dalla Terra e “pesa” circa 6,5 miliardi di volte in più del nostro Sole.
L’eccezionale risultato si deve al progetto internazionale Event Horizon Telescope a cui ha collaborato anche l’Italia con Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).
Una collaborazione internazionale che ha utilizzato le immagini di 8 telescopi per riuscire a osservare l’ombra di un buco nero, come ha spiegato Luciano Rezzolla, direttore dell’Istituto di Fisica Teorica di Francoforte e membro del comitato scientifico della collaborazione Eht da Bruxelles: “Nei buchi neri supermassicci che si trovano al centro delle galassie, la materia che viene attratta si riscalda e, cadendo nel buco nero, emette luce, parte della quale è osservabile con i radiotelescopi. In queste condizioni fisiche, infatti, è possibile rivelare la cosiddetta zona ‘in ombra’, ossia quella regione di ‘assenza di luce’ e che è tale in quanto la luce al suo interno viene assorbita dall’orizzonte degli eventi”.
Rezzolla ha poi aggiunto: “Con i telescopi di Eht abbiamo finalmente raggiunto una risoluzione sufficiente per guardare su una scala dell’orizzonte degli eventi. Dall’interno di questa superficie nessuna informazione può essere scambiata con l’esterno. Per questo motivo i buchi neri sono importanti in fisica: il loro orizzonte degli eventi è infatti un limite invalicabile alla nostra capacità di esplorare l’universo”.
Dal momento che l’orizzonte degli eventi assorbe tutta la luce, ha proseguito lo scienziato, “per definizione un orizzonte degli eventi non può essere visto direttamente. Tuttavia è possibile predire teoricamente come apparirebbe la regione di plasma che gli è molto prossima. Questo è quello che abbiamo fatto e l’ottimo raccordo tra teoria e osservazioni ci ha convinto che questo è un buco nero come predetto da Einstein”.
La foto ha prodotto sei articoli che sono stati pubblicati in un numero speciale della rivista Astrophysical Journal Letters. A Bruxelles il risultato è stato presentato al Consiglio Europeo della Ricerca (Erc) dal progetto Event Horizon Telescope (Eht), alla presenza del Commissario Europeo per la Ricerca, la Scienza e l’Innovazione Carlos Moedas. Le altre cinque conferenze stampa sono state organizzate a Santiago del Cile, Shanghai, Tokyo, Taipei e Washington.
Fin dal 2014 l’Erc ha finanziato con 14 milioni di euro il progetto Eht e in particolare le ricerche coordinate da Luciano Rezzolla, Heino Falcke, della Radboud University Nijmegen, e Micheal Kramer, della Royal Astronomical Society. A catturare l’immagine rivoluzionaria è stata la rete di otto radiotelescopi che fa parte della collaborazione Eht, costituita proprio per riuscire a catturare la foto più ambita dell’astrofisica.
La foto offre la possibilità unica di vedere oggetti che per definizione sono invisibili e studiarli direttamente, ha poi aggiunto Rezzolla: “Adesso possiamo finalmente osservarli. Si apre la prima pagina di un libro nel quale è possibile fare osservazioni sempre più accurate di questi oggetti, previsti un secolo fa da Albert Einstein.
Video Agenzia Vista /Alexander Jkahnagiev