Milano, cani maltrattati e malati: scoperto traffico di cuccioli dall’Est Europa

Strappati alle madri quando non avevano ancora due mesi, i cuccioli affrontavano un lungo viaggio in gabbie piccolissime, ammassati l’uno sull’altro e senza acqua, partendo dalla Repubblica Slovacca per arrivare in Italia. A Milano e a Torino, dopo aver sofferto altri maltrattamenti e sevizie, i cani venivano venduti a ‘padroni’ ignari di ciò che avevano subito, con tanto di certificati falsi attestanti vaccinazioni che in realtà o non erano state mai fatte o erano irregolari.

Per questo vero e proprio ‘traffico’ di cani dall’Europa dell’Est all’Italia il pm di Milano Nicola Balice ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini (che di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio) a carico di 9 persone: due titolari, marito e moglie, di un negozio di animali in via Padova nel capoluogo lombardo, due negozianti e tre allevatori di Torino e due veterinari.

Sono accusati tutti di associazione per delinquere e devono poi rispondere, a vario titolo, di maltrattamento di animali, truffa, frode in commercio, falso e violazione di normative comunitarie. Nell’avviso di chiusura delle indagini si fa riferimento all’iscrizione ”all’anagrafe canina” di diciotto cani, che sarebbe avvenuta attraverso false certificazioni fornite dai veterinari. A subire ”maltrattamenti e sofferenze” sarebbe stato invece, come scrive il pm, ”un numero imprecisato, ma tuttavia rilevante” di cani.

E il traffico avrebbe riguardato anche ”gatti e altri animali”. I cuccioli, spesso di età inferiore a due mesi, partiti dalla Repubblica Slovacca viaggiavano ”per lunghi tragitti in condizioni precarie (stipati in gabbie inadeguate e privi di acqua)”. Una volta arrivati negli allevamenti e nei negozi coinvolti nell’inchiesta, i cani venivano sottoposti ”a sevizie e fatiche insopportabili per le loro caratteristiche etologiche”. Non avevano diritto nemmeno a un regolare percorso di vaccinazione contro la rabbia.

Alcuni non venivano proprio vaccinati, mentre altri subivano ”trattamenti vaccinali ripetuti” o venivano ‘imbottiti’ di medicine ”al solo scopo di ritardare la scoperta di patologie”. Cosi’ quando qualcuno se li portava a casa, dopo averli comprati, quegli animali, che dalle certificazioni risultavano in buona salute e vaccinati, in realtà erano un ”potenziale pericolo per la sanità pubblica”. Agli indagati, infatti, ciò che importava era incassare, ”lucrando – spiega il pm – sulla differenza tra i prezzi praticati sul mercato tra cuccioli di provenienza italiana e dell’Est Europa”.

Gestione cookie