Cecità, una cura dalle alghe?

Cecità, una cura dalle alghe?
Cecità, una cura dalle alghe?

ROMA – Una cura alla cecità potrebbe venire dalle alghe. Il progetto dei ricercatori di RetroSense è ambizioso e una prima sperimentazione clinica potrebbe partire già a novembre. Lo studio si basa sulle proprietà di una proteina fotosensibile, la Channelrhodopsin-2, derivante dall’alga microscopica Chlamydomonas reinhardtii. Questa proteina, proprio come l’occhio umano, reagisce agli stimoli luminosi ed è in grado di interfacciarsi con il cervello.

I ricercatori di RetroSense hanno ottenuto il via libera dalla Food and Drug Administration, l’organizzazione americana che vigila sui farmaci, e ora 15 pazienti che soffrono di retinite pigmentosa, una malattia genetica che li ha portati alla cecità, potrebbero essere trattati nella prima sperimentazione clinica con una cura ottenuta dall’optogenetica, scrive il sito Wired.

RetroSense utilizzerà un virus in cui saranno inserite copie del gene Channelrhodopsin-2 nei neuroni della retina interna, neuroni che normalmente non sono sensibili alla luce. In questo modo si cercherà di stimolare una reazione nella retina interna, in modo di indurre la recezione dello stimolo luminoso.

La tecnica è già stata utilizzata in altri studi clinici in cui il virus diventa il veicolo del gene sano da sostituire a quello difettoso, ma per la prima volta invece di un gene che arriva dall’essere umano o da un altro mammifero, a dover correggere il gene difettoso potrebbe essere quello ottenuto proprio da questa microscopica alga.

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