Droga: donna incinta trasporta ovuli di cocaina nella vagina, uno si rompe e perde il bambino

Pubblicato il 7 Ottobre 2010 - 09:18 OLTRE 6 MESI FA

Marito e moglie si sono finti turisti ma in realtà trasportavano nel corpo ovuli di cocaina dal Sud America: la donna, incinta, ha poi abortito in ospedale in quanto la contaminazione dell’involucro, pieno di droga, ha causato l’interruzione della gravidanza. I due corrieri sono stati fermati all’aeroporto di Fiumicino dalla Guardia di finanza in collaborazione con lo Svad dell’Agenzia delle Dogane. Per loro è scattato l’arresto per traffico internazionale di stupefacenti.

Durante la degenza in ospedale la donna ha espulso 122 ovuli e l’uomo 80 per un totale di 202 ovuli, pari a 2.5 kg di cocaina. Confondendosi tra i numerosi passeggeri appena giunti come loro da S. Paolo del Brasile, i due finti turisti, boliviani, avevano appena ritirato i bagagli e si accingevano mano nella mano ad uscire quando sono stati fermati dai finanzieri. Alle prime domande, lui sicuro di sè ha dichiarato di trovarsi in Italia con la coniuge per un viaggio di piacere precisando che la signora era incinta.

L’atteggiamento della donna ha però insospettito gli investigatori che si sono resi conto di avere di fronte due probabili corrieri ovulatori. Trasportati d’urgenza all’ospedale Grassi di Ostia, i due sono stati sottoposti a esami radiografici ed ematologici che hanno evidenziato la presenza di corpi estranei nelle loro cavità addominali. Il personale medico ha provveduto a sottoporre la giovane donna a visita ginecologica, accertando il suo stato di gravidanza al secondo mese oltre alla presenza di ovuli all’interno della vagina.

La tempestività dell’intervento e l’immediato trasferimento in ospedale hanno consentito di scongiurare i letali effetti della sindrome del body pacher o dell’ovulatore. Infatti, la rottura di un ovulo avrebbe provocato devastanti disturbi del sistema nervoso che, se non tempestivamente neutralizzati, avrebbero potuto procurare crisi convulsive con forte probabilita’ di arresto cardiaco. Nulla però hanno potuto fare i sanitari per salvare la gestazione della donna: la contaminazione dell’involucro ha causato l’interruzione della gravidanza.