ROMA – Coincidenze: sesto senso o solo casualità? Focalizzare l’attenzione sul proprio cellulare qualche secondo prima di ricevere un messaggio atteso da ore, pensare ad un parente il giorno stesso che questo muore, sentir pronunciare dalla persona che abbiamo accanto una determinata parola, proprio nel momento che la stiamo leggendo su un libro. Pure coincidenze o altro?
Rispondere a questo interrogativo è cosa ardua. Certo è che milioni di persone sono quotidianamente protagonisti di eventi sincronici, capaci di mettere in crisi anche chi non ha mai creduto al paranormale. E’ stato lo psicoanalista Carl Gustav Jung nel 1950 a introdurre il concetto di sincronicità, in quanto “principio di nessi acausali”, che lega due eventi contemporanei connessi tra loro in modo non causale, pur appartenendo allo stesso contesto.
Un giornalista del DailyMail ha raccolto una serie di testimonianze di persone che hanno voluto raccontare le loro coincidenze più significative. Ne riportiamo alcune. Colin Polhill, inglese, racconta:
“Nel 1949 andavo a scuola a Winchelsea (Inghilterra), sulla costa meridionale. La direttrice all’epoca era la signorina Lilah Christina Smith, che mi ha incoraggiato negli studi. L’ultima volta che ho incontrato la signorina Smith è stato a Rye High Street nel 1953. Non l’ho mai più rivista. Alla fine ho lasciato la zona del Sussex e mi sono trasferito nel Kent. Il 30 giugno 1983 ho pensato improvvisamente a Miss Smith e non sono riuscito a togliermela dalla mente. D’impulso ho guidato fino a Wincheslsea, determinato a incontrarla. Una volta arrivato, mi sono reso conto che non sapevo più dove vivesse e così sono andato all’ufficio postale per chiedere indicazioni. Mi è stato chiesto se la donna che cercavo era un’insegnante in pensione. Quando gli ho detto che la signorina Smith era stata mia maestra, mia ha detto che era morta il giorno stesso nell’Hill House Hospital di Rye, East Sussex”.
Un’altra donna, Kay Blench, ricorda la sua esperienza, che riguarda un’amica d’infanzia, Roe, che aveva perso di vista dopo essersi trasferita a Londra per lavorare.
“Un giorno, dopo 15 anni, di punto in bianco ho deciso di mandarle una lettera, per farle sapere che stavo pensando a lei. Il giorno dopo, mia madre mi ha chiamata per dirmi che ne era arrivata a casa una per me. Era di Roe! Era stata inviata il giorno prima, lo stesso in cui io le avevo inviato la mia”.
Non meno significativa la testimonianza di Janet Tonks:
“Diversi anni fa sono finita in ospedale in seguito all’aborto del mio primo figlio. Lo stesso giorno un’altra donna nel reparto (Mary) ha perso il suo primo bambino. Quando mi hanno dimesso, le ho detto che ero sicura che ci saremmo riviste nel reparto maternità in un’altra occasione! L’anno successivo, ero nel reparto maternità dopo aver dato alla luce mia figlia. Quando mio marito è venuto a farmi visita, quella sera, è entrato e mi ha detto che si era scontrato per sbaglio con il marito di Mary e che lei aveva avuto un figlio nello stesso giorno! L’ho cercata e ci siamo fatte una bella chiacchierata e quando sono stata dimessa ho scherzosamente detto che l’avrei rivista! Due anni dopo ero di nuovo in ospedale nel reparto maternità per partorire il mio secondo figlio. Penso che potete immaginare il resto! Mio marito ha nuovamente urtato il marito di Mary e si è scoperto che aveva dato alla luce il suo secondo figlio, quel giorno!”.