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Scienza

Come eri a 11 anni ti dice come invecchierà il tuo cervello: lo studio

In che modo l’intelligenza e le abilità cognitive dell’infanzia influenzano il nostro cervello in età avanzata? Uno studio scozzese sembra aver risposto a questa domanda. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Edimburgo ha infatti condotto uno studio a lungo termine sui cambiamenti cognitivi, seguendo un gruppo di persone dai loro 11 anni fino agli 82, esplorando come le capacità mentali precoci possano influire sulle prestazioni cognitive e sulla salute del cervello con l’avanzare degli anni.
Il team ha analizzato dati dal Scottish Mental Surveys, un archivio unico di informazioni raccolte negli anni ’30 e ’40, che include i test d’intelligenza di quasi tutti i bambini nati in Scozia nel 1921 e nel 1936. Grazie a questi dati, gli scienziati sono riusciti a tracciare un quadro dettagliato dell’invecchiamento cognitivo, rivelando come i punteggi di intelligenza nell’infanzia abbiano correlazioni notevoli con le abilità cognitive in età avanzata.
L’importanza delle capacità cognitive infantili per l’invecchiamento del cervello
La scoperta principale dello studio è sorprendente: le capacità cognitive dei bambini sembrano avere un’influenza sostanziale sul modo in cui il cervello invecchia. In particolare, i ricercatori hanno riscontrato che circa la metà delle variazioni nei punteggi d’intelligenza negli anziani può essere ricondotta a capacità cognitive acquisite già durante l’infanzia. Questa correlazione, che ha un valore pari a 0,7, indica un’associazione significativa: sebbene molti fattori influenzino il cervello, le capacità cognitive di base sembrano costituire una sorta di “fondamento” su cui si sviluppa la salute cognitiva nel corso della vita.
Per decenni, la scienza ha discusso se l’invecchiamento cognitivo sia influenzato principalmente dalla genetica o dall’ambiente. Questo studio, pur riconoscendo l’importanza dei fattori ambientali e dello stile di vita, suggerisce che il ruolo della genetica e delle abilità cognitive sviluppate in giovane età sia centrale e contribuisca in modo determinante alla resilienza cognitiva negli anni a venire.
Il cervello invecchia diversamente per ognuno: il ruolo della genetica e dell’ambiente
Tra le scoperte più interessanti dello studio scozzese emerge come il cervello non invecchi allo stesso modo per tutti. Anche tra persone della stessa età, la velocità e il modo con cui il cervello perde alcune capacità cognitive variano notevolmente. Ian Deary, uno degli autori dello studio, evidenzia come alcune persone mostrino un livello di resistenza cognitiva maggiore, mentre altre vedono le loro capacità deteriorarsi più rapidamente.

Ma cosa determina questa differenza? Secondo Deary e il suo collega Simon Cox, la genetica ha un ruolo fondamentale. I ricercatori hanno utilizzato tecniche di imaging cerebrale avanzate per analizzare le strutture cerebrali dei partecipanti e hanno scoperto che alcune persone presentano delle variazioni nella salute del cervello già dai 50 anni in su. Questi dati suggeriscono che la struttura fisica del cervello, influenzata sia da fattori genetici che da abitudini di vita, giochi un ruolo chiave.

La metilazione del DNA, un processo chimico che altera l’espressione dei geni senza modificarne la sequenza, sembra essere associata al rischio di mortalità e di declino cognitivo. Il DNA di ciascuno di noi, quindi, potrebbe contenere informazioni rilevanti non solo su come si svilupperà il nostro cervello, ma anche sul rischio individuale di sviluppare condizioni come la demenza o altre malattie legate al deterioramento cognitivo.

Migliori punteggi cognitivi infantili e sopravvivenza: l’intelligenza come fattore protettivo

Migliori punteggi cognitivi infantili e sopravvivenza: l’intelligenza come fattore protettivo (blitzquotidiano.it)

Un’altra scoperta importante di questo studio è che le persone che ottengono punteggi cognitivi più alti durante l’infanzia tendono ad avere una maggiore probabilità di vivere più a lungo. Questa correlazione tra intelligenza e longevità apre nuove riflessioni sulla relazione tra salute cognitiva e benessere fisico.

Una delle spiegazioni proposte dai ricercatori è che le persone con abilità cognitive più elevate in giovane età possano essere maggiormente propense a fare scelte di vita più salutari. Queste scelte, come seguire un’alimentazione equilibrata, praticare esercizio fisico regolare e astenersi dal fumo, hanno effetti positivi a lungo termine sulla salute, contribuendo a ridurre il rischio di patologie cardiovascolari e neurodegenerative. L’intelligenza infantile, quindi, potrebbe non solo indicare un potenziale cognitivo, ma anche un maggiore accesso a opportunità educative e professionali, che influenzano positivamente la qualità della vita.

Stili di vita e resilienza cognitiva: quali fattori influenzano il cervello in età avanzata?

Un aspetto che ha affascinato gli studiosi è la possibilità di influenzare il percorso cognitivo anche oltre la genetica. La resilienza cognitiva, ovvero la capacità del cervello di resistere al declino, sembra infatti dipendere anche da fattori esterni. Lo studio suggerisce che alcuni fattori di stile di vita come l’istruzione, le relazioni sociali e le attività cognitive svolte durante la vita potrebbero avere un effetto protettivo sul cervello.

In altre parole, sebbene la genetica e l’intelligenza infantile possano essere fondamentali, adottare buone abitudini per il benessere mentale e fisico può potenzialmente influire positivamente sulla salute cognitiva. La partecipazione a attività che stimolano il cervello, come leggere, apprendere nuove abilità e mantenere rapporti sociali attivi, può contribuire a mantenere la mente più giovane e a rallentare il declino cognitivo.

Implicazioni pratiche: è possibile influenzare il futuro del proprio cervello?

Lo studio scozzese invita a riflettere sul modo in cui affrontiamo l’invecchiamento e sulla possibilità di adottare strategie per preservare la salute mentale. Ad esempio, gli interventi nella mezza età potrebbero avere un impatto significativo sul futuro cognitivo: mantenere una vita sociale attiva, praticare esercizio fisico regolare e impegnarsi in attività che stimolino il cervello sono raccomandazioni valide per chi desidera prendersi cura della propria mente.

Uno degli obiettivi futuri degli scienziati è quello di approfondire come le capacità cognitive nella prima infanzia influenzino le scelte di stile di vita e quali interventi possano essere più efficaci per prevenire il declino cognitivo. Ian Deary sottolinea come molte delle cause del declino cognitivo che riteniamo essere inevitabili, in realtà potrebbero derivare da fattori che sono stati presenti sin dall’infanzia. Questo cambiamento di prospettiva potrebbe portare a un nuovo approccio nella prevenzione e nella gestione delle malattie neurodegenerative.

 

Claudia Montanari

Nata nel 1985 a Roma. Una laurea in lettere con indirizzo moda e comunicazione, sostengo che Roberto Rossellini, lo Stedelijk Museum, Naruto e Lena Dunham mi abbiano cambiato la vita. Da più di 10 anni lavoro come society journalist per ladyblitz e blitzquotidiano occupandomi di moda, lifestyle, salute, viaggi e bellezza.

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