Coronavirus, mutazione o errore umano di bio ingegneria in laboratorio? In Cina?

Coronavirus, mutazione o errore umano di bio ingegneria in laboratorio? In Cina?
Coronavirus, mutazione o errore umano di bio ingegneria in laboratorio? In Cina? (Foto Ansa)

ROMA – Coronavirus, alle origini della pandemia ci sono prove generali di guerra batteriologica, la guerra del futuro? Nuove rivelazioni da scienziati di tutto il mondo giustificano il sospetto. E la “fake news“, come è stata subito bollata, che il mercato di Wuhan da dove tutto avrebbe avuto inizio è a meno di un chilometro da un laboratorio dove si studiano armi chimiche, anche se falsa nello specifico dà corpo a un sospetto. Che all’origine della epidemia di coronavirus ci sia un errore umano, una tragica coincidenza, come tante volte si è visto nei film.

In Cina e in Europa, da una nuova ricerca guidata da scienziati è emerso che la malattia ha una “mutazione simile all’HIV” che le consente di legarsi alle cellule umane, fino a 1.000 volte più forte del virus Sars, secondo South China Morning Post.

Alla fine di gennaio, un team di scienziati indiani in un articolo ritenuto scandaloso, poi ritirato, ha scritto che il coronavirus potrebbe essere stato geneticamente modificato per incorporare parti del genoma dell’HIV ed è “improbabile che si sia verificato in modo naturale”.

Una nuova ricerca di un team dell’Università di Nankai scrive che il COVID-19 ha una “mutazione simile all’HIV” che gli consente di entrare rapidamente nel corpo umano e con un recettore chiamato ACE2, si attacca su una membrana cellulare.

Altri virus altamente contagiosi, tra cui HIV ed Ebola, colpiscono un enzima chiamato “furina“, che agisce come attivatore di proteine nel corpo umano. Quando vengono prodotte, molte proteine sono inattive o latenti: per attivare le loro varie funzioni devono essere “tagliate” in punti specifici.

Osservando la sequenza genomica del nuovo coronavirus, il professor Ruan Jishou e il suo team dell’Università di Nankai, a Tianjin, hanno scoperto una sezione di geni mutati: inesistenti nella Sars ma simili a quelli scoperti nell’HIV e nell’Ebola, scrive SCMP. “Questa scoperta fa ipotizzare che il COVID-19 potrebbe essere diverso in modo significativo dal coronavirus della Sars nello scenario dell’infezione”, si legge nel documento pubblicato questo mese su Chinaxiv.org, una piattaforma utilizzata dall’Accademia delle scienze cinese. “Questo virus può utilizzare i meccanismi di impacchettamento di altri virus come l’HIV”, hanno aggiunto.

Ciò che l’ultimo articolo scientifico sostiene è che mentre il Coronavirus può effettivamente contenere una specifica caratteristica simile all’HIV che lo rende estremamente infettivo, è al contempo il risultato di una “mutazione” piuttosto bizzarra. Secondo il nuovo studio, la “mutazione” può generare una struttura nota come sito di scissione nella proteina del picco del nuovo coronavirus, riporta SCMP. “Rispetto al modo di entrata della Sars, questo metodo di associazione è “100-1000 volte” più efficiente.

Il virus utilizza la proteina spike di estensione per agganciarsi alla cellula ospite, ma normalmente questa proteina è inattiva. Il compito della struttura del sito di scissione è quello di ingannare la furina umana per poi attivare la proteina spike e provocare una “fusione diretta” delle membrane virali e cellulari.

La mutazione non è stata trovata nella Sars, Mers o Bat-CoVRaTG13, un coronavirus di pipistrello considerato la fonte originale del nuovo coronavirus con una somiglianza dei geni del 96%, ha affermato. Questo potrebbe essere “il motivo per cui SARS-CoV-2 è più contagioso di altri coronavirus”, ha scritto Li in un articolo pubblicato su Chinarxiv.

Nel frattempo, uno studio dello scienziato francese Etienne Decroly dell’Università di Aix-Marsiglia, pubblicato sulla rivista scientifica Antiviral Research il 10 febbraio, ha inoltre scoperto un “sito di scissione simile alla furina” che è assente in coronavirus analoghi.

Gli scienziati cinesi ipotizzano che i farmaci mirati all’enzima furina potrebbero potenzialmente ostacolare la riproduzione del virus all’interno del corpo umano. I farmaci presi in considerazione includono “una serie di farmaci terapeutici per l’HIV-1 come Indinavir, Tenofovir Alafenamide, Tenofovir Disoproxil, Dolutegravir e farmaci terapeutici per l’epatite C tra cui Boceprevir e Telaprevir”, secondo lo studio di Li.

La conclusione è in linea con diverse segnalazioni di medici che dopo essere risultati positivi al coronavirus, si sono auto-somministrati dei farmaci contro l’HIV dopo essere risultati positivi al coronavirus ma a conferma della teoria, non sono stati eseguiti dei test clinici.  

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