Covid, chi già ha avuto il virus è poi protetto dagli anticorpi: lo studio italiano

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Novembre 2020 - 17:27 OLTRE 6 MESI FA
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Covid, chi già ha preso il virus è poi protetto dagli anticorpi: lo studio italiano (foto ANSA)

Alcuni anticorpi anti Covid sembrano più persistenti di altri ed evidenziano longevità. E’ quanto emerso in un nuovo studio.

“Le persone che hanno avuto il Covid sviluppano anticorpi in grande quantità e questi anticorpi li proteggono a lungo nel tempo da un nuovo contagio”. È quanto emerso da uno studio sul Covid realizzato durante la prima ondata della pandemia in 5 Comuni particolarmente colpiti del Trentino (Canazei, Campitello, Vermiglio, Borgo Chiese e Pieve di Bono-Prezzo) e reso noto in un videoconferenza dal direttore generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, Giovanni Rezza alla presenza del governatore trentino Maurizio Fugatti.

“Abbiamo trovato più anticorpi del previsto e a distanza anche di molto tempo” ha detto Rezza. Aggiungendo, in riferimento all’immunità della persona da un secondo contagio, “questo è un dato che ancora non possiamo affermare ma i risultati sono incoraggianti anche per il vaccino in arrivo che, come annunciato, avrà un’efficacia superiore al 90%”. 

Lo studio

L’analisi si è articolata in due fasi di indagine. La prima, a maggio, in cui sono stati esaminate circa 6.100 persone. A distanza di 4 mesi sono stati ri-esaminati coloro che erano risultati positivi alla prima indagine. I risultati della prima indagine avevano evidenziato che il 23% della popolazione aveva anticorpi contro la proteina nucleocapside del virus Sars-CoV-2.

Nella seconda indagine si è osservata una rapida diminuzione degli anticorpi diretti contro questa proteina in una elevata percentuale di individui inizialmente sieropositivi. Il 40% dei circa 1.000 ri-testati è risultato sieronegativo a distanza di quattro mesi dal primo test. Analizzando gli stessi campioni di siero per un altro tipo di anticorpi, diretti contro la proteina Spike, è risultato, invece, che oltre il 75% dei soggetti mostrava ancora una sieropositività. (fonte AGI)