Dal super test del Dna l'identikit dei criminali

ROMA, 27 APR – In futuro per descrivere l'autore di un delitto non servira' un testimone oculare, bastera' un po' di Dna del criminale, che sara' in grado di descrivere il colore degli occhi o dei capelli, l'altezza, e persino se la persona ha malattie o un bioritmo particolare. La previsione e' degli esperti riuniti a Roma per la conferenza sul 'lato nascosto' del Dna organizzata da Vincenzo Pascali, docente di medicina forense dell'universita' Cattolica di Roma.

''Un primo test per il colore degli occhi e' gia' in uso, e sono allo studio altre analisi per il colore dei capelli, l'etnia di provenienza, e persino il bioritmo del sospettato, che puo' servire a capire a che ora la traccia e' stata lasciata sulla base del valore di alcuni ormoni – spiega Mechtild Prinz, Presidente della societa' internazionale di Genetica Forense – una volta superati i problemi di privacy potranno essere usate anche particolari malattie per avere indizi sull'identita' del sospettato. In futuro il profilo del Dna potra' dare le stesse informazioni che danno oggi i testimoni oculari''.

D'accordo con la previsione anche Peter Gill, genetista dell'universita' di Oslo e uno dei padri di questa scienza: ''Il test del Dna dara' sempre piu' informazioni, ma queste andranno usate con molta prudenza – sottolinea Gill – le possibilita' di analizzare tracce molto piccole di materiale genetico ci sono gia', ma bisogna lavorare sul rendere i risultati i piu' univoci possibile, una cosa che spesso e' difficile ottenere soprattutto se i Dna trovati sono piu' di uno. Gli scienziati devono 'allontanarsi' dal caso, e fornire solo i dati lasciando le possibili interpretazioni ai giudici''.

Le possibilita' di sequenziare il Dna sempre piu' velocemente potrebbero aiutare anche a capire se una persona e' morta per cause naturali o e' stata avvelenata, ad esempio: ''Si arrivera' a una vera e propria 'autopsia molecolare' – afferma Bruce Budowle, che ha diretto il laboratorio dell'Fbi di Quantico – che ci permettera' di capire ad esempio se una persona che e' venuta in contatto con una sostanza sia stata avvelenata o no, basandoci sul fatto che ogni individui reagisce diversamente, e alcune quantita' che sono letali per qualcuno, per altri non lo sono''.

Il tema centrale della conferenza, che si conclude domani, e' come evitare gli 'errori' legati alle analisi forensi, che spesso portano a ribaltare sentenze gia' emesse come nel caso del delitto di via Poma, di cui si e' avuto l'epilogo proprio durante i lavori: ''Il problema non e' tanto della scienza quanto dell'essere umano – sottolinea Budowle – spesso lo scienziato ha la tentazione di spingere al massimo la tecnologia, ma questo puo' portare a incidenti''. L'analisi e' condivisa da Pascali: ''Alcuni campioni hanno un problema intrinseco di incertezza – spiega – che non dipende dall'essere umano. Bisogna prenderne atto, e non considerare la scienza infallibile come invece si tende a fare''.

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