I dubbi sul Dna di Tutankhamon

ROMA – I dubbi su Tutankhamon e su quella mummia egizia sono tutti genetici. Il Dna analizzato dagli antropologi tedeschi è davvero del Faraone?

Il problema è che il Dna nel tempo si rovina e si frammenta in parti piccolissime. Dalle analisi compiute sulla mummia è venuto fuori un profilo genetico, ma adesso gli esperti si sono divisi in due fazioni.

C’è chi crede che quello estrapolato sia davvero il Dna del Faraone e altri, ovvero gli antropologi italiani e svedesi, che temono delle contaminazioni. Quel profilo genetico potrebbe non essere quindi del Faraone e appartenere invece a qualche tombarolo o a qualcuno che ha partecipato agli scavi nel 1922, data in cui venne scoperta la famosa tomba.

Franco Rollo, biologo molecolare e professore di antropologia all’università di Camerino, e Albert Zink, antropologo e paleopatologo tedesco che lavora all’istituto Eurac sono di due pareri opposti, come spiega il Corriere della Sera.

“Il primo sostiene che il Dna si mantiene integro per molto tempo soltanto sottozero, come è successo a Ötzi, la mummia rinvenuta nel 1991 al confine tra Italia e Austria rimasta nel ghiaccio per 5.000 anni, ma ricorda anche come proprio lui, confrontando i papiri egizi con quelli più recenti, sia riuscito a dimostrare che il Dna non si conserva integro oltre i 600 anni. «Ma si tratta di materiale biologico vegetale, papiri — controbatte Zink — ; le mummie sono un’altra cosa. Le tecniche di imbalsamazione dell’antico Egitto, inoltre, utilizzavano il natron, un minerale che assorbendo acqua favoriva una disidratazione rapida dei tessuti, processo che blocca la depurinazione, il principale meccanismo di corrosione del Dna. Non dimentichiamo, inoltre, che abbiamo prelevato campioni dalle ossa delle mummie e non in superficie, quella sì a rischio di contaminazione»” .

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