NEW YORK – Una corte d’appello americana ha bocciato il ricorso che i due gemelli Tyler e Cameron Winlevoss avevano presentato contro il creatore di Facebook, Mark Zuckerberg, accusandolo di aver rubato loro l’idea del popolare social network.
Come scrive il settimanale People, una Corte d’Appello di San Francisco, in California, ha stabilito ieri sera che il risarcimento stimato in 65 milioni di dollari ricevuto dai gemelli nel 2008 è equo e che i due non hanno il diritto di contestare un accordo raggiunto in precedenza.
Secondo il giudice Alex Kozinski, ”ad un certo punto la disputa deve terminare, e questo punto è stato raggiunto”.
La controversia è al centro del film ‘The Social Network’, uno dei successi cinematografici della scorsa stagione, e una delle pellicole che ha ricevuto il maggior numero di nomination (ma quasi nessuna statuetta), all’ultima cerimonia degli Oscar. Secondo il giudice Alex Kozinski, ”ad un certo punto la disputa deve terminare e questo punto è stato raggiunto”.
La linea di difesa dei gemelli, che avevano anche ottenuto una parziale proprieta’ del social network, è che i vertici di Facebook li ha truffati, sottovalutando il valore della società, almeno quattro volte superiore a quanto si pensasse. Il giudice ha dato ragione pero’ a Facebook, facendo propria l’ipotesi del ”rimorso dopo l’accordo”.
Diverso sarebbe stato se a suo tempo i Winklevoss avessero contestato la somma offerta loro da Zuckerberg e soprattutto se avessero rifiutato di incassarla. Ma così non è stato. Teoricamente i gemelli potrebbero rivolgersi ora alla Corte Suprema della California, ma secondo la stampa americana è improbabile che lo facciano, perche’ le possibilita’ di vincere il ricorso appaiono a questo punto sempre più tenue. Ma per Zuckerberg non è ancora finita. C’e’ una persona, probabilmente un truffatore perché è già stato condannato in passato, che reclama l’84% del possesso di Facebook. L’uomo si chiama Paul Ceglia e vive nello Stato di New York.
Secondo il ricorso appena presentato ad un tribunale federale, Ceglia sostiene di possedere un contratto in base al quale Zuckerberg gli riconosce il possesso dell’84% di Facebook. L’uomo non è però credibile più di tanto: nel 2003 Ceglia era stato condannato per non aver fornito, nonostante i contratti, truciolato di legno per 200mila dollari a quattro Stati americani. Sarebbe proprio cercando tra le sue carte per rispondere alle accuse che Ceglia ha ritrovato – per caso, ovviamente – il contratto che lo legava a Zuckerberg.
I commenti sono chiusi.