“Gay si nasce: questione di gene”, dice uno studio

"Gay si nasce: questione di gene", dice uno studio
“Gay si nasce: questione di gene”, dice uno studio

ROMA – L’omosessualità è una questione di dna. Più precisamente: se ameremo un uomo lo dice un gene. Non è una teoria nuova: la prima volta venne enunciata nel 1993 dal genetista americano Dean Hamer. E ovviamente scatenò un mare di polemiche. Ma adesso, a vent’anni di distanza, alle stesse conclusioni è giunto un nuovo studio, molto più ampio, che non solo conferma la tesi di Hamer, ma la avvalora di nuovi dati.

Nel 1993 il dottor Hamer suggerì che il cromosoma X poteva avere un ruolo nell‘identità sessuale del bambino. Studiando coppie di fratelli, scoprì che quelle in cui i due ragazzi erano apertamente gay condividevano una piccola parte dell’estremità del cromosoma X. Così Hamer formulò l’ipotesi che questa parte di cromosoma contenesse un gene che predisponeva all‘omosessualità.

Questa teoria si attirò molte critiche. Se, da un lato, molti gay potevano ora giustificarsi di fronte alla società in base alla tesi “sono fatto in questo modo”, dall’altro questa teoria rischiava di aprire la strada a maggiori discriminazioni.

Studi successivi hanno prodotto risultati contraddittori. Una ricerca piuttosto recente ha trovato una associazione con i geni di tre altri cromosomi. Ma è soprattutto uno studio di quest’anno, condotto sempre su coppie di fratelli omosessuali, a riportare in auge le teorie di Hamer.

Lo studio è stato condotto utilizzando gli indicatori genetici ora disponibili grazie allo Human Genome Project, ha confermato la teoria di Hamer e ha anche scoperto un nuovo “gene gay” nel cromosoma 8.

 

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