Seconda giornata di “lezione” dal colonnello Gheddafi, seconda giornata sotto il sole cocente per decine di hostess, al solito reclutate per fare da comparse davanti al leader libico. Tra loro si infiltra anche una giornalista di Repubblica che racconta com’è essere “velina” per Gheddafi. Pochi controlli prima di salire sul pullman che porta le ragazze all’auditorium di via Cortina d’Ampezzo a Roma e anche lei, tra le altre ragazze, avrà il suo posto davanti al leader.
A tutte è stato detto di non dare dettagli ai giornalisti. “Chi parla non solo perde il compenso, ma viene anche cancellata dal sito dell’agenzia”, racconta alla cronista una delle “vere” hostess. Dopo una lunga attesa arriva Gheddafi, che dice: “La donna è più rispettata in Libia che in Occidente o negli Usa. Da noi la parità dei sessi riguarda solo i diritti e non i doveri: le donne sono esentate dai mestieri più faticosi, a meno che non lo desiderino”.
Dagli incontri con Gheddafi sarebbe anche nata, in qualcuna, una folgorazione per la fede islamica. Alcune si sono infatti convertite. Ma non per uno slancio disinteressato, almeno a sentire le “colleghe”. “C’è chi dice fosse tutto programmato e chi sostiene siano state pagate 4.500 euro”. Un gruppo di ragazze chiede a Gheddafi di istituzionalizzare gli incontri sulla fede. “Quelle sono le ragazze che ha invitato in Libia a febbraio – spiega un’altra – Non lo sai? Durante la visita dello scorso novembre ne aveva scelte 15 a cui poi ha pagato un viaggio di due settimane nel suo Paese. Speriamo succeda anche a noi”.