"Ghiacciai ridotti a un quarto del volume nel XIX secolo"

ROMA – ''Il prolungamento oltre misura dell'estate 2011, con le eccezionali temperature medie di settembre, sta creando preoccupazione per gli effetti sui ghiacciai alpini la cui massa residua ammonta all'incirca al volume del lago di Como (22 chilometri cubi), una quantita' che rappresenta da 1/4 a 2/3 del volume dell'ultimo massimo glaciale del XIX secolo''. A sostenerlo Gianni Tartari, ricercatore dell'Istituto di ricerca sulle acque del Cnr.

I ghiacciai alpini, sciogliendosi – spiega Tartari – ''rilasciano oltre agli inquinanti atmosferici'' anche ''un quantitativo d'acqua che consente deflussi fluviali estivi piu' elevati'', contribuendo ''a salvaguardare lo stato ecologico fluviale'' e ''il regime idrometrico dei grandi laghi sudalpini''.

Ma il caldo record di questo inizio autunno determina conseguenze fisiche, chimiche ed ecologiche, su circa 600 laghi naturali e 300 invasi di maggiori dimensioni. In particolare, si ha l'allungamento della stratificazione termica dei laghi e la riduzione del periodo di rimescolamento completo delle acque, con il progressivo riscaldamento delle acque (da piu' 0,5 a 1 grado).

Inoltre vengono rilasciate dai sedimenti altre sostanze (metalli, microinquinanti) e gas (metano, biossido di carbonio) che – rileva l'esperto – pongono ''i laghi tra le sorgenti piu' rilevanti'' per i gas serra. Senza contare le ''gravi conseguenze'' sulla biodiversita', e l'anticipazione delle fioriture primaverili. Pertanto, conclude Tartari, ''i laghi sono da considerare dei fenomenali testimoni del cambiamento globale'' e ''vanno studiati e protetti non solo come risorsa rinnovabile, ma soprattutto come contributo alla biodiversita'''.

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