Ergastolano scarcerato: oltre quattro anni per depositare le motivazioni della sentenza

Pubblicato il 28 Dicembre 2010 - 08:49 OLTRE 6 MESI FA

Oltre quattro anni per il deposito delle motivazioni della sentenza d’appello. È la paradossale situazione che ha provocato a Reggio Calabria la scarcerazione di un ergastolano, Giuseppe Belcastro, di 50 anni.

Il ministro della giustizia Angelino Alfano ha incaricato gli ispettori di compiere accertamenti preliminari sulla vicenda ”per verificare i motivi, e l’eventuale sussistenza di fatti di rilevanza disciplinare, che hanno portato alla scarcerazione”.

”La notizia della scarcerazione del boss Belcastro – ha detto il ministro – mi ha provocato turbamento e inquietudine perché vanifica il lavoro degli inquirenti, delle forze dell’ordine che arrestano i criminali e degli stessi giudici che li condannano”.

”I cittadini – ha aggiunto – devono sapere che il governo è dalla loro parte nella lotta alla mafia”. Belcastro è stato condannato al carcere a vita dalla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria a conclusione del processo sulla faida di Sant’Ilario, protrattasi per oltre 17 anni, tra le famiglie di ‘ndrangheta dei D’Agostino, da una parte, e dei Belcastro-Romeo, dall’altra, con una sentenza emessa il 3 marzo del 2006. La motivazione della sentenza da parte del giudice estensore, Enrico Trimarchi, è avvenuta solo nelle settimane scorse, ben oltre, dunque, il termine di 90 giorni che la Corte d’assise d’appello si era riservata.

Una situazione che ha prodotto, come conseguenza, la scarcerazione di Belcastro e la sua assegnazione ad una casa di lavoro a Sulmona. Anche un secondo imputato del processo, Tommaso Romeo, condannato anch’egli all’ergastolo, avrebbe ottenuto lo stesso beneficio se non avesse subito un’altra condanna  in un altro processo. La lentezza che caratterizza, in casi sempre meno sporadici, il disbrigo degli adempimenti formali da parte dei magistrati provoca, dunque, un problema di ”giustizia negata” che nel caso dei processi di ‘ndrangheta diventa ancora più clamoroso ed intollerabile.

Il mancato deposito nei termini delle motivazioni della sentenza del processo Prima Luce aveva provocato, tra l’altro, la scarcerazione nel novembre scorso di un altro imputato, Luciano D’Agostino, condannato a 15 anni di reclusione. Nel novembre scorso, all’indomani della scarcerazione di D’Agostino, una richiesta di ispezione ministeriale era stata rivolta, con un interrogazione al Ministro Alfano, dalla deputata di Futuro e libertà Angela Napoli. La quale, dopo avere appreso dell’uscita dal carcere di Giuseppe Belcastro, è tornata alla carica chiedendosi, in particolare, perché la sua richiesta d’ispezione non aveva mai ottenuto risposta.

”Considerato – ha sostenuto Angela Napoli – che il Governo vanta la lotta alla criminalità organizzata solo attraverso la conta della cattura dei latitanti ed il sequestro dei patrimoni illeciti, i casi delle scarcerazioni di Belcastro, e D’Agostino rappresentano la palese dimostrazione di come la lotta al crimine vada effettuata, in realtà, a 360 gradi”. Ma la deputata di Fli non è l’unica che vuole vederci chiaro in questa vicenda. La Procura generale di Reggio Calabria, che aveva già segnalato il ritardo nel deposito della motivazione della sentenza del processo Prima luce, scriverà a breve una lettera, con una richiesta di chiarimenti, alla Corte d’appello. Un’iniziativa che sarà la ripetizione dell’analoga iniziativa che la stessa Procura generale aveva già assunto all’indomani della scarcerazione di Luciano D’Agostino.