ROMA – Gli Alieni? Altro che E.T., iniziamo a cercarli sotto forma di microbi su altri pianeti. Durante l’ultima Astrobiology Science Conference organizzata dalla NASA a Chicago (USA), i ricercatori hanno dato una svolta “rocciosa” alla loro instancabile ricerca di vita extraterrestre. Fino a questo momento gli studi si sono soffermati principalmente sull’importanza dell’acqua e della luce nello sviluppo di forme di vita aliene, tralasciando l’importanza di alcuni tipi di rocce, ricche di ferro e magnesio, dalle quali si generano microbi in presenza di acqua e a determinate temperature.
Sotto le superfici di satelliti di grandi pianeti come Giove e Saturno, potrebbero nascondersi oceani in cui hanno luogo reazioni chimiche tra roccia e acqua calda: un fenomeno promettente perché il satellite possa ospitare qualche forma di vita. Su Encelado, piccola luna ghiacciata di Saturno, potrebbero esserci delle sorgenti idrotermali che ribollono sotto la coltre di ghiaccio del satellite.
Secondo quanto riportato da Danielle Venton su Wired, la ricerca di questo tipo di vita extraterrestre deve iniziare prima di tutto sul nostro pianeta. Da questo punto di vista, l’Antartide è il miglior banco di prova per via della sua conformazione geofisica. Fondamentale anche la ricerca di microbi tra le rocce ultrabasiche che fanno parte del mantello terrestre. Alexis Templeton, ricercatrice della Nasa, ha studiato alcune sorgenti in Oman, in cui sgorga acqua fortemente alcalina, che è stata a contatto con questo tipo di rocce non superficiali. “E ‘una specie rara di acqua da trovare sulla Terra”, spiega la scienziata e non è da escludere che sia la stessa presente su satelliti quali Europa ed Encelado. Se questo particolare tipo di ambiente terrestre fosse in grado di ospitare la vita, non è da escludere che lo stesso possa avvenire fuori dal nostro pianeta.