I gatti di oggi sono pigri e viziati: non vanno più a caccia

GENOVA – Mangia cibi da gourmet, se ne infischia di prendere i topi, occupa divani e poltrone, si fa le unghie sui mobili, snobba i cani, odia la confusione e le novita'. Il gatto moderno e' un animale sempre piu' da compagnia e sempre meno cacciatore, che ormai e' una presenza irrinunciabile nelle case di molti italiani.

Rispetto all'istantanea scattata solo 20 anni fa sembra di trovarsi di fronte ad un altro animale. Nato predatore, il gatto viveva nei giardini, scorazzava sui tetti, alla costante ricerca di piccole prede, mentre oggi preferisce crogiolarsi in mezzo ai cuscini e si sposta quasi esclusivamente per raggiungere la ciotola del cibo. Al posto delle cortecce degli alberi usa mobili e poltrone per grattarsi e affilarsi le unghie. Non e' piu' goloso di pesce e carne cruda, preferisce le scatolette, magari qualche speciale (e cara) leccornia a base di anatra oppure di salmone in gelatina. Soffre di solitudine e ama avere in casa il padrone, ma non sempre vuole essere coccolato.

Il ritratto del gatto moderno e' stato fatto durante il workshop 'La citta' dei gatti', che si e' svolto questa mattina a Genova. Etologi, zoologi e veterinari si sono confrontati per fare il punto sulla situazione dei piccoli felini.

''E' un animale privilegiato – spiega Eugenia Natoli, etologa/biologa dell'Asl Roma D – in quanto ipercoccolato, ipernutrito, iperviziato, forse anche un po' annoiato. Ha un profondo legame con il padrone, anche se lo manifesta in modo diverso per esempio rispetto ai cani. All'interno della casa e' in competizione con tutti per le risorse, ovvero cibo, rifugio e affetto''. Secondo Paolo Albonetti, docente di zoologia all'universita' di Genova, ''il gatto ora e' una figura essenziale accanto all'uomo''.

Spiega: ''Un tempo c'era il cavallo per i trasporti, il cane per la difesa, il colombo per i messaggi, oggi c'e' il gatto per la compagnia dell'uomo che e' sempre piu' solo. Su di lui scarichiamo la sensazione di isolamento sociale''. ''E' diventato un animale 'pantofolaio', non vuole cambiamenti in casa ne' altre presenze, tantomeno altri animali, ama stare sulle sue'', conclude Albonetti. Aveva quindi ragione Ennio Flaiano: ''il mio gatto fa quello che vorrei fare io, ma con meno letteratura''.

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