
I liguri hanno dominato l’Europa nella preistoria, la loro lingua è la base di 6 lingue europee e dell’italiano (foto Ansa-Blitzquotidiano)
I liguri hanno dominato il continente nella preistoria d’Europa: la loro lingua è il collante di quelle lingue europee che la retorica romanistica e la vista corta degli accademici ha definito come lingue romanze.
Ed è anche il sostrato unificante della nostra lingua italiana. Prima di tutti (ma dopo i Neanderthal) i liguri occuparono tutto lo Stivale, fino a Roma e in Sicilia col nome di Sicani. Questo spiega perché parliamo tutti l’italiano, nonostante secoli di dominazioni differenti, dagli etruschi ai latini agli arabi.
Pochi ne sono consapevoli, pochi ne scrivono, tutti sembrano vergognarsi di discendere da una razza un gradino inferiore nella scala della evoluzione umana.
La realtà si è evoluta in modo assai diverso dalla catena di bugie (oggi si direbbe fake news) che ha costruito la storia ufficiale fin dai tempi di Livio e Tacito.
I liguri furono i primi abitanti sapiens sapiens dell’Europa. O comunque gli ultimi prima degli invasori indo-europei che, ai tempi del grande rimescolio, intorno al XIII-XII secolo a.C., definirono Europa e Mediterraneo orientale come a grandi linee è ancora oggi.
Il ruolo dei liguri, esaltato da due storici francesi dell’800, è stato letteralmente obliterato innanzi tutto proprio dai francesi, che non potevano accettare di discendere da una razza meno evoluta come furono i liguri. Non c’è libro di storia francese che ne parli, per tutti la discendenza è gallica, celtica anche se i galli furono praticamente sterminati da Giulio Cesare.
Quando Caligola volle celebrare una sua vittoria in Gallia dovette ossigenare i capelli di un gruppo di giovanottoni da portarsi dietro nella marcia del trionfo.
E poi ditemi: da dove vengono tutti quei francesi con i capelli neri e gli occhi scuri? (Stessa domanda è stessa risposta per i tedeschi).
Il ruolo dei liguri nella preistoria d’Europa

Fu lo studioso francese Henri d’Arbois de Jubainville a elaborare e diffondere, nel 1877, la teoria della predominanza ligure in Europa in un libro di oltre 400 pagine intitolato “Les premier habitant de l’Europe”.
Fu un altro francese, Alfred Merlin, nel suo “L’Aventin dans l’Antiquite” a spiegare come i primi abitanti di Roma furono i liguri occupando l’Aventino, location ideale fra i sette colli. I più evoluti etruschi e latini ebbero gioco facile a sopraffare e ridurre in schiavitu quei poveri liguri, mantenendo poi l’Aventino nella disponibilità delle famiglie dominanti e fuori dal pomerio di Roma per mezzo millennio.
Il nome di Acca Larentia, la donna dai dieci mariti che salvò Romolo e Remo dalla fame, viveva sulle pendici dell’Aventino e portava un nome che i linguisti considerano “ligure”.
Dopodiché il silenzio e qualche assalto per confutare quelle “eresie”.
Ma ancora negli anni ‘30 un altro storico francese, Leon Homo, scriveva che i liguri sono “il popolo più antico di cui la tradizione ha conservato memoria” nonché “uno dei popoli più antichi dell’Occidente”.
Ma anche in Italia il primato dei liguri non andava d’accordo col mito della nuova Roma.
Le teorie sono varie e si intrecciano. Facendo una sintesi con un po’ di buon senso e logica i primi abitanti d’Europa vennero dall’Africa via Gibilterra con le loro zattere o forse a piedi in qualche glaciazione che aveva asciugato lo stretto.
Qui trovarono e si fusero con i Cro Magnon (l’uomo di Cro-Magnon è un’antica forma di Homo sapiens, ascrivibile a popolazioni umane moderne, largamente diffusa nel paleolitico superiore in Europa; nei loro graffiti, ritrovati nelle Grotte di Lascaux, si possono osservare le prime forme di realismo, fonte Wikipedia).
I Cro Magnon (il nome deriva da una località della Francia dove furono trovati i primi scheletri) dominarono in Europa per decine di migliaia di anni vivendo accanto e forse contribuendo alla loro estinzione ai Neanderthal (nome derivato dalla località in Germania dove fu trovato il primo resto). Siamo nella notte dei tempi, i Neanderthal si estinsero 40 mila anni fa.
La svolta fu quando arrivarono da est, forse in più momenti, quei pre o proto indo-europei portatori di civiltà più evoluta: agricoltura e lingua.
Erano quelli che in tempi classici furono chiamati liguri.
Pochi abitanti nel mondo
Pensando a quelle epoche, dobbiamo avere in mente che la popolazione mondiale era risalita a un milione di individui, cioè quasi diecimila volte meno di quanti siamo oggi, dalle poche migliaia cui si era ridotta 75 mila anni fa dopo l’eruzione del vulcano Toba a Sumatra.
Parlando di spostamenti di genti e tribù raramente si va oltre il centinaio di individui.
Quanti poteva portare una nave fra i 12 e i 30 metri fra uomini donne bambini e bestie? Nel vecchio porto di Ventotene, sito sulla rotta Napoli-Astura-Palestrina, non entrano barche di più di 14 metri.
Giulio Cesare conquistò la attuale Francia, ben più grande dell’Italia, con una forza fra i 20 e i 60 mila uomini, Teodorico conquistò l’Italia con 25 mila goti seguiti da un popolo di 125 mila fra donne, vecchi, bambini.
Sembra che ci sia stata, nel secolo scorso, una rimozione totale. Soprattutto i francesi, ma anche gli iberici e i tedeschi non amavano riconoscere che parte della loro popolazione, e il loro sangue, appartenevano a una razza inferiore. E i liguri, vedremo, erano ciò che si sarebbe potuto definire, prima dell’era del politicamente corretto, inferiore ai loro conquistatori: celti, etruschi, latini, tedeschi.
In una Europa ancora mezzo ghiacciata, un periodo che si può collocare fra i diecimila e i 7.500 anni fa. coperta di foreste e in cui le bestie feroci dominavano, i liguri si espansero fino agli estremi confini. Di spazio c’è n’era. In un continente dove oggi vivono tre quarti di miliardo di persone, all’epoca si calcola vivessero fra 50 e 250 mila individui.
Quel numero crebbe, nel secolo e millenni, nell’ordine di qualche milione.
Parlavano la stessa lingua, pregavano gli stessi dei, seguivano le stesse regole di coltivazione della terra e allevamento del bestiame che i loro avi avevano appreso nelle pianure dell’est.
Non costituirono però una unità politica, un impero dei liguri.
Erano gente pacifica, forse a guida matriarcale.
Probabilmente furono loro a aprire le prime rotte commerciali, come la via dell’ambra, dal più profondo nord al più evoluto Oriente. La ricchezza di un’isola come Creta o in generale delle isole greche non si spiega se non con la collocazione sulla strada del commercio fra la attuale Germania e il medio oriente e oltre sui primi sentieri della via della. Seta. E il mito del Vello d’oro probabilmente discende dalla ricerca dello stagno, componente essenziale del bronzo, nelle lontane terre della Cornovaglia, abitate dai liguri.
La loro lingua è cambiata, un po’ alla volta. È stato calcolato un tasso di cambiamento, come regola generale: poco meno del 20% ogni mille anni. È cambiato ma è rimasto un substrato comune.
Mi sorprende sempre, ogni volta che ci penso, il fatto che carciofo si dica in francese artichaut come in genovese ardiciocca: così è percolato nell’inglese artichoke, via dominazione normanna.
Molto è stato dibattuto e continua a essere dibattuto dagli scienziati se i Liguri fossero preindoeuropei o indoeuropei o meno. Lo studio del DNA può aiutare, lo studio della lingua può aiutare.
L’approccio generale è che a ogni svolta della storia sono arrivate nuove persone, hanno sottomesso assorbito o sterminato coloro che erano nella terra, hanno portato nuove tecniche, cultura, persino lingua. Così si suppone sia successo con gli indoeuropei, gli ariani.
È coerente con la nostra fascinazione per i miti.
Gli ariani provengono dalle steppe o dal Caucaso o da qualsiasi altro posto, portano cultura, tecnologia, istruzione, dei.
Cosa è successo a coloro che erano già lì? Non è una grande preoccupazione per i professori universitari che dominano il pensiero e gli studi.
Ma, poiché vedo le cose da un punto di vista diverso, penso che siano stati per lo più ridotti nella sottomissione. Alcuni si ritirarono sulle montagne, altri trovarono rifugio in regioni inospitali come l’attuale Liguria. O si ritirarono nelle valli dei nostri Appennini, alla Liguria alla Toscana al Lazio alla Calabria
La stragrande maggioranza di quelli che erano lì rimase lì, a lavorare per i nuovi padroni. Così sono andate le cose nella storia umana e così vanno ancora, non solo in politica ma perfino nella vita aziendale: sottomissione, integrazione, pulizia etnica…
Lasciatemi spiegare meglio, accettando che io guardi le cose dal basso, partendo da ciò che posso vedere adesso, oggi.
Ci viene detto che gli ariani presero due direzioni principali diverse, una a est e sud-est verso l’India, una a ovest in Europa.
Quando arrivarono, nelle terre che avrebbero dominato c’erano già milioni di persone. I nuovi arrivati erano nell’ordine di poche decine di migliaia, forse centinaia di migliaia per invasione. Come potevano questi nuovi arrivati sottomettere i residenti più anziani?
Possiamo supporre: tecnologia superiore, cioè armi migliori, organizzazione superiore. Cesare conquistò la Gallia con, all’inizio della conquista, 4 legioni, 24.000 uomini: ma erano determinati, feroci, bruciavanovillaggi e raccolti. Guglielmo il Conquistatore sottomise l’Inghilterra con una forza stimata tra 7 e 12 mila guerrieri. E i suoi discendenti sono ancora lì, quasi 1.000 anni dopo.
Se conquistare un paese è un problema, mantenerlo lo è ancora di più.
In India il sistema delle caste, sostenuto da una serie di credenze religiose, è in vigore sin dall’invasione indoeuropea. Le cose si stanno evolvendo un po’ ora, ma per diverse migliaia di anni non c’è stato modo di scappare. E puoi vedere la casta nel modo in cui le persone appaiono. Le vedi ora, non solo in India ma ovunque gli indiani siano migrati.
In basso hai individui bassi, con pelle, occhi e capelli scuri. In alto i Brahmini, alti ed eleganti, potrebbero essere nobili del Sud Italia. Ammetto di non avere conoscenze per collegare la lingua principale parlata oggi in India, l’hindi, da 4 quinti della popolazione, tra le 22 lingue ufficiali, con le conseguenze della conquista indoeuropea.
Ma posso osservare qualcosa sull’Europa.
Se seguiamo la linea degli scienziati, siamo una grande famiglia comune, con una base linguistica comune. Tutte le lingue parlate in Europa (o quasi tutte) derivano da una fonte comune, di cui le principali derivazioni oggi dovrebbero essere il gruppo nord-tedesco e il gruppo sud-latino. Nel mezzo, l’inglese ibrido, la lingua più parlata al mondo (dopo il mandarino: ma quanti non cinesi parlano mandarino, quanti cinesi parlano inglese?).
Questa è una conseguenza di un approccio top-down.
Ma, mi dico: cosa hanno in comune le cosiddette lingue neo-latine con il gruppo germanico? L’inglese, essendo una fusione di anglo-tedesco e normanno (ex vichinghi latinizzati in un secolo di douce France) conferma la diversità. Un passo avanti: siamo sicuri che il latino sia stato la matrice dell’italiano, del francese, dello spagnolo, del portoghese? Il rumeno è un’altra cosa: secondo la teoria che preferisco, i rumeni di oggi, o una parte importante di loro, discendono da popolazioni di lingua latina che si sono spostate dai Balcani nord-orientali alla bassa pianura del Danubio, quasi deserta dopo secoli di invasioni, sotto la pressione degli slavi da nord-est.
La mia prima osservazione è quasi banale. Sono di Genova, capoluogo della Liguria, e sono stato, come molti, spesso stupito dal fatto che il dialetto genovese e la lingua portoghese abbiano quasi lo stesso suono e molte parole in comune. Per fare un esempio, una parola, cimma, cima, in italiano cima, è la stessa in genovese, portoghese e spagnolo. I numeri sono quasi gli stessi. Questo vale anche per il francese e il piemontese. Si potrebbe dire che dipende dalla dominazione celtica della Francia e dell’Italia nord-occidentale (Gallia Cisalpina). Ma questo non può essere vero per la penisola iberica, specialmente dopo 2000 anni di supremazia rom, araba e gotica.
Ecco perché penso che la matrice comune per le cosiddette lingue neolatine non sia il latino o l’indoeuropeo, ma la lingua ligure. Quando arrivarono gli indoeuropei (celti, latini, osco-umbri) e poi i romani, dovettero fare i conti con le popolazioni che avevano soggiogato. Di sicuro ci fu un contaminazione con le parole, cosa che accade anche oggi. Ma quanto lontano, quanto profondo? Perché, mi chiedo da quando ho studiato il latino per la prima volta, la grammatica italiana (e francese, e spagnola e portoghese) è così diversa dal latino? Quando ho provato a leggere un po’ di russo, ho scoperto che il russo era più simile al latino che all’italiano.
Una fonte sulla preistoria dei liguri è Wikipedia.
I Liguri (in greco Λίγυες, ovvero Ligues, e in latino Ligures) erano un’antica popolazione che ha dato il suo nome all’odierna regione della Liguria e al Mar Ligure che la bagna.
In epoca preromana i Liguri occupavano l’attuale Liguria, il Piemonte a sud del Po e la Toscananord-occidentale. È però opinione comune che, intorno al 2000 a.C., i Liguri occupassero un’area molto più vasta, comprendente grande parte del nord Italia occidentale fino a tutta la Toscana settentrionale a nord dell’Arno, la Francia meridionale e presumibilmente parte della penisola iberica; la presenza di popolazioni Liguri è attestata anche nelle coste tirreniche dell’Italia centrale (Virgilio; Sesto Pomponio, Festo) e nelle isole di Corsica, Sardegna, Sicilia ed Elba (Ilvates). Secondo taluni studiosi anche i rilievi del Mugello e del Casentino, in epoca antica, era abitati da tribù di pastori liguri (e Casuentini).
Successivamente, al sopraggiungere di nuove ondate migratorie (Italici, Venetici e Celti) si ritirarono fino ad essere ristretti nei loro confini storici. Come si sia in pratica arrivati a questo “ritiro” è ancora oggetto di dibattito; le ipotesi variano dalla pacifica fusione dei popoli, ad un ritiro volontario o alla guerra con successiva pulizia etnica.
Secondo una visione invasionista tradizionale, i Liguri sarebbero stati in origine un antichissimo popolo pre-indoeuropeo. Secondo una visione più continuista, rappresenterebbero un antico strato indoeuropeo diffuso nel II millennio a.C. in tutta l’area tirrenica.
Ecateo di Mileto conferma la presenza dei Liguri dal sud della Spagna sino alla Toscana nel VI sec. a.C.
Eschilo, nel V sec. a.C., conferma la presenza dei Liguri in Francia in epoca antecedente la fondazione di Marsiglia nel VI sec. a.C. Eschilo inoltre, a rimarcare la fama dei Liguri in terra ateniese, mette in bocca a Prometeo il seguente avvertimento per Ercole: «… Tu incontrerai l’intrepida oste dei Liguri, e tu valoroso vedrai quanto sieno abili nel combattere…».
Fermo restando che ancora oggi le opinioni sono ancora contrastanti, la tesi che nel tempo ha trovato maggiori adesioni è quella pre-indoeuropea.
Pertanto gli antichi Liguri vengono ritenuti un gruppo di popoli inizialmente non indoeuropei (pre-indoeuropei), provenienti dalla Penisola iberica e diffusosi in epoca Preistorica in Linguadocae nell’Italia Nord-occidentale.
Successivamente, durante il Neolitico, a seguito di ondate migratorie i Liguri vennero a contatto con altri popoli che si fusero con l’etnia ligure preesistente, o che almeno ebbero su di essa una profonda influenza culturale.
Alcuni linguisti hanno trovato traccia di tre impatti culturali in successione:
un contatto con elementi Indoeuropei (III millennio a.C.), parlanti una lingua ancora non specializzatasi nelle varie lingue indoeuropee note, che portò i Liguri ad essere essi stessi Proto-Indoeuropei, parlanti un miscuglio delle due lingue;
un contatto con elementi Proto-celtici (II millennio a.C.), parlanti una forma arcaica di celta, anche se i Liguri riuscirono a mantenere ancora parte della lingua antico-ligure;
un contatto con elementi celtici o celtizzati (dal 1000 a.C. in poi).
A favore di un’origine pre-indoeuropea, fu Henri d’Arbois de Jubainville, storico francese ottocentesco, che sostenne che i Liguri, insieme agli Iberi, costituissero i resti della popolazione autoctona che si era diffusa nell’Europa occidentale con la cultura della ceramica cardiale.
Sempre a favore di un’origine pre-indoeuropea, Arturo Issel, geologo e paleontologo genovese, che li considerò diretti discendenti dell’Uomo di Cro-Magnon, e diffusosi a partire dal mesolitico in tutto l’occidente europeo.
Recentemente, a parziale supporto della tesi pre-indoeuropea, ci sono le ricerche di genetica comparata, che evidenziano una significativa diversità genetica nelle popolazioni originarie dell’area ligure, langarola e monferrina. Alcune delle caratteristiche evidenziate le avvicinano ad altre popolazioni (basche, gallesi, bretoni), tradizionalmente indicate come rimanenze delle antiche popolazioni pre-indoeuropee.