Scienza

Il sogno di de-estinguere il mammut lanoso, con l’editing genetico creati topi con la pelliccia. Si può fare!

Resuscitare una specie animale estinta, “de-estinguere”, è un salto da giganti nelle tecniche di editing genetico e nell’embriologia che consente, per dire, di creare delle cellule staminali di tipo embrionale a partire dalla pelle di un elefante.

Il progetto, ovvero il sogno di riportare in vita i mammut qualche brivido lo procura e crea un certo disagio a proposito di manipolazione genetica e clonazione che in effetti fa molto Frankenstein.

Creati in laboratorio topi dalla folta pelliccia come i mammut lanosi

E comunque, la notizia di queste ore è che il sogno di riportare in vita i mammut si riaccende con la nascita in laboratorio dei primi topi lanosi, geneticamente modificati per avere una folta pelliccia dorata simile a quella degli antichi colossi ormai estinti.

Il risultato è stato annunciato dall’azienda statunitense Colossal Biosciences, che ha usato i roditori come banco di prova per sperimentare una combinazione di tecniche di editing genetico utili alla de-estinzione di specie animali ormai perdute. Colossal Biosciences è convinta di di riuscire in pochi anni a de-estinguere il Mammuthus primigenius.

Apprendiamo su Focus.it che, secondo l’azienda, “reintrodurre in natura il mammut lanoso avrà dei benefici anche per l’ambiente, perché brucando e calpestando il terreno gli animali aiuteranno la tundra a prosperare, e incidentalmente a non rilasciare in atmosfera le grandi quantità di CO2 custodite sotto terra”.

Il sogno di de-estinguere il mammut lanoso, con l’editing genetico creati topi con la pelliccia. Si può fare! (foto Ansa-Blitzquotidiano)

Lo studio sui topi è condiviso sulla piattaforma bioRxiv e non è stato ancora sottoposto a revisione tra pari per la pubblicazione su una rivista scientifica. I ricercatori guidati dal genetista Rui Chen hanno analizzato 59 genomi di mammut vissuti tra 3.500 e 1.200.000 anni fa, tra cui mammut lanosi, mammut delle steppe e mammut colombiani.

Identificati i geni che distinguono mammut e elefante

Inoltre hanno studiato il genoma degli elefanti asiatici, per un totale di 121 genomi. Le analisi hanno permesso di identificare i geni che distinguevano i mammut dall’elefante asiatico e, in particolare, i sette geni associati alla pelliccia e alla peculiare distribuzione del grasso corporeo con funzione anti-freddo.

Dopo aver identificato i geni corrispondenti nel Dna dei topi, i ricercatori hanno utilizzato tre tecniche di editing genetico per introdurre simultaneamente otto modificazioni negli embrioni di topo, ottenendo come risultato esemplari di topo lanoso (chiamato dall’azienda Colossal Woolly Mouse) con una folta pelliccia dorata formata da lunghi peli ondulati. Non è ancora chiaro quali esiti siano stati ottenuti in merito ai depositi di grasso corporeo.

“Il Colossal Woolly Mouse segna un momento spartiacque nella nostra missione di de-estinzione”, ha affermato Ben Lamm, co-fondatore e amministratore delegato di Colossal Biosciences. “Abbiamo dimostrato la nostra capacità di ricreare complesse combinazioni genetiche che la natura ha impiegato milioni di anni per creare. Questo successo ci fa fare un passo avanti verso il nostro obiettivo di riportare in vita il mammut lanoso”.

Per tornare ai nostri lievi brividi. Un giorno una creatura potrebbe essere cresciuta direttamente in un utero artificiale –  per superare il problema etico irrisolvibile di costringere per esempio una elefantessa a partorire un mammut lanoso -, un giorno avremo eliminato le malattie con editing genetico e caratteristiche fisiche predeterminate. Si può fare! Benché qualcosa può sempre andare storto e nulla esclude che a de-estinguersi non sia qualcosa di mostruoso. Frankenstein, per gli amici.

Published by
Francesca Ripoli