Italia nello spazio, i privati premono per un regolamento, cresce la competizione, 58 anni dopo il primo lancio

Italia nello spazio, i privati premono per un regolamento, cresce la competizione, 58 anni dopo il primo lancio del satellite San Marco

di Maria Vittoria Prest
Pubblicato il 26 Dicembre 2022 - 08:24 OLTRE 6 MESI FA
Italia nello spazio, i privati premono per un regolamento, cresce la competizione, 58 anni dopo il primo lancio del satellite San Marco

Italia nello spazio, i privati premono per un regolamento, cresce la competizione, 58 anni dopo il primo lancio del satellite San Marco

Italia nello Spazio, la prima volta fu 58 anni fa, con  il lancio del primo satellite italiano, San Marco, avvenuto il 15 dicembre 1964, esattamente alle ore 20:24.

Il nostro Paese lo ha celebrato con la seconda Giornata Nazionale dello Spazio Venerdì 16 dicembre.

San Marco 1 fece parte dell’omonimo progetto approvato dal governo Fanfani  nell’ottobre del 1961 su spinta di uno dei più grandi pionieri dello spazio, Luigi Broglio, fondatore e direttore della Scuola di Ingegneria Aerospaziale della Sapienza di Roma.

All’epoca erano solo due le nazioni capaci di lanciare nello spazio: l’Unione Sovietica che nel ‘57 apre ufficialmente la corsa allo spazio lanciando il primo satellite artificiale in assoluto, Sputnik 1, e gli Stati Uniti che nel ‘58 lanciano il loro primo satellite, il terzo lanciato dall’uomo, Explorer 1.

Il progetto San Marco, alla cui guida fu messo proprio Broglio, venne realizzato in strettissima collaborazione con gli USA. La NASA, infatti, ospitò un team di ingegneri italiani dell’allora Centro di Ricerca Aerospaziale (CRA) per formarli e consentirgli di acquisire capacità di lancio ed il know-how necessario per sviluppare satelliti artificiali.  

Con San Marco 1 l’Italia si aggiudica il terzo o quarto posto nella classifica dei paesi che erano riusciti a portare in orbita un oggetto artificiale. Terzo o quarto, rispettivamente, a seconda che si consideri l’elemento tecnologico, ovvero la capacità autonoma di lancio di un satellite, o quello temporale. Il Regno Unito, infatti, lancia il suo primo satellite (Ariel 1) prima dell’Italia, nel ‘62, ma con il supporto degli Stati Uniti non avendo, in quella fase, la capacità tecnologica necessaria.

San Marco 1 è solo il primo dei tanti successi dell’Italia nello spazio e l’obiettivo della Giornata Nazionale è proprio quello di festeggiare l’eccellenza italiana e sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto alle importanti ricadute dello spazio sulla nostra vita quotidiana.

Una legge italiana per lo spazio

Questo 16 dicembre, la Camera dei Deputati ha ospitato un evento organizzato dalla Fondazione Leonardo – Civiltà delle Macchine in collaborazione con la Sapienza Università di Roma e SDA Bocconi. Tema centrale dell’evento: Una Legge Italiana per lo Spazio. Tra gli speaker, rappresentanti delle istituzioni, dell’università e dell’industria.

Sergio Marchisio, professore della università La Sapienza Università di Roma, ha tenuto una lezionee sul tema, introducendo il quadro giuridico di riferimento, spiegando perché l’Italia dovrebbe emanare una legge spaziale nazionale e gli elementi essenziali che ogni stato dovrebbe includervi.

Il quadro normativo che regola il settore spaziale in Italia può essere diviso in due grandi blocchi:

  1. Le norme che regolano l’organizzazione e la governance spaziale (legge n. 7/2018, provvedimenti ed atti di indirizzo).
  2. Le regole relative alle attività spaziali che derivano dal diritto internazionale (ratifica dei quattro trattati internazionali sullo spazio: il Trattato sullo spazio extra-atmosferico (OST), Accordo sul salvataggio e recupero degli astronauti e degli oggetti spaziali (ARRA), Convenzione per la responsabilità internazionale su danni causati da oggetti spaziali (LIAB) e la Convenzione sull’immatricolazione degli oggetti lanciati nello spazio (REG). L’Italia non ha ratificato l’ultimo dei trattati sullo spazio ovvero l’Accordo sulle attività degli Stati sulla Luna).

L’Italia, però, manca di una regolamentazione delle attività dei privati nello spazio.

Se fino a qualche anno fa questa mancanza veniva bilanciata da una prevalenza di attività spaziali in capo ad attori istituzionali sia a livello nazionale che internazionale, oggi questa lacuna normativa rischia di minare la competitività del nostro paese.

Con l’avvento della New Space Economy ed un settore privato sempre più attivo nello spazio, quasi tutte le maggiori potenze spaziali, e non solo, si sono dotate di regolamentazioni nazionali che disciplinano le attività dei privati nello spazio.

Tutti gli speaker hanno portato sul tavolo spunti di riflessione sull’importanza per l’Italia di adottare una simile legge.

Italia: spazio, industria e scenari futuri

Alcuni dati importanti sono emersi dagli interventi:

  • l’industria spaziale italiana, che copre l’intera catena del valore, si colloca terza in Europa.
  • L’Italia è il terzo contributore al budget dell’ESA sottoscritto al Consiglio ministeriale dell’Agenzia (CM22), tenutosi tra il 22 e 23 novembre, quasi ex aequo con la Francia e poco dopo la Germania.
  • I finanziamenti pubblici per i prossimi 5 anni ammonteranno a c.a. 800 miliardi di euro tra PNRR, Fondo Complementare, Programmazione Pluriennale delle Attività (PTA) dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e sottoscrizioni ai programmi obbligatori ed opzionali dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Questa cifra non include il budget della difesa.

Più della metà di questo budget da €800 miliardi è devoluto ad Osservazione della Terra (Earth Observation, EO) ma l’Italia è protagonista anche in altri campi del settore spaziale, tra cui quello dei lanciatori. È stato, per esempio, sottolineato come, poco prima dell’inizio della Ministeriale, l’Italia abbia firmato un accordo con Francia e Germania per lo sviluppo del prossimo lanciatore europeo.

Inoltre, da uno studio attualmente in corso sui trend economici di settore presentato da Simonetta di Pippo, Direttrice del SEE Lab dell’Università Bocconi, sono emerse quattro grandi aree tematiche con prospettive di crescita economica, sostenuta e sostenibile, per l’Italia:

  1. Spazio per il cambiamento climatico (utilizzo del dato satellitare);
  2. Spazio per la transizione digitale (connettività);
  3. Spazio per l’avanzamento della conoscenza (esperimenti in microgravità);
  4. Spazio per la transizione energetica (risorse energetiche direttamente dallo spazio come l’energia solare spaziale).

Riflessioni più ampie degli speaker sull’attualità e su questioni calde che riguardano il settore spaziale e l’impatto dello spazio sull’industria – nazionale, europea e mondiale -, sull’economia e sulla società hanno, poi, fatto da sfondo ai vari interventi.

Dalla guerra in Ucraina a dimostrazione di un’interconnessione sempre più stretta tra geopolitica e spazio al trinomio spazio-difesa-sicurezza. Da un ruolo sempre più da protagonista che la Cina è riuscita a conquistarsi nel settore, surclassando la Russia, e diventando il principale competitor degli Stati Uniti a nuove forme di competizione nello spazio e per lo spazio. Dalle sfide della digitalizzazione e delle nuove tecnologie ad esigenze di sostenibilità. Dalla space economy a nuove attività spaziali commerciali alla necessità di investire in sinergie tra scuola, università e imprese e tra civile e difesa.