Landriano (Pavia). Una famiglia uccisa dalle esalazioni di gas, morti da quattro giorni

Pubblicato il 5 Gennaio 2011 - 19:09 OLTRE 6 MESI FA

Un’intera famiglia di egiziani è stata sterminata dalle esalazioni di gas in casa. Quattro persone, di cui due bambini sono morte in seguito a una fuga di monossido di carbonio in un’abitazione di Landriano, in provincia di Pavia. Questi i nomi delle vittime: il padre si chiama Mohamed El Sherif, la madre Sabah Ibrhem, incinta di otto mesi di una bambina, il figlio di 4 anni Ali e quello di 3 Abdalla.

Sono stati trovati ora, ma probabilmente gli El Sherif sono morti da almeno quattro giorni. La notizia ha subito destato enorme commozione nel Comune di oltre 7 mila abitanti al confine tra le province di Pavia e Milano. Nel paese vivono e lavorano molti immigrati. Il capofamiglia egiziano, regolarmente in Italia insieme alla moglie ed ai due figli, era muratore in un’azienda locale.

La famiglia viveva in affitto in un appartamento in via Cirano 9. A lanciare l’allarme sono stati alcuni parenti e amici, preoccupati dal fatto che da alcuni giorni non c’erano più notizie della famiglia. I carabinieri di Landriano si sono cosi’ recati sul posto insieme ad un equipaggio del 118 e dei Vigili del Fuoco. Non ricevendo risposta si e’ deciso di forzare la porta d’ingresso. All’interno c’erano i quattro cadaveri riversi sul pavimento.

Da alcune testimonianze sembra che la famiglia si fosse già lamentata in passato per il malfunzionamento della caldaia e avesse chiesto l’intervento di un tecnico. L’uomo è stato trovato riverso nella sala del bilocale di circa 60mq in cui vivevano mentre la moglie e i due figli erano a letto. E’ probabile quindi che l’incidente sia avvenuto di notte con il capofamiglia che si è accorto di qualcosa, si è alzato ma ha perso poi i sensi senza riuscire a intervenire.

Ci sono stati momenti di tensione di fronte all’appartamento della tragedia. Un parente voleva entrare nella casa, dove i carabinieri stavano eseguendo i rilievi insieme ai Vigili del fuoco. «Il ragazzo, sconvolto, voleva entrare a tutti i costi, ma – racconta il maresciallo Spatola, del distaccamento dei carabinieri di Landriano – stavamo facendo i rilievi e l’abbiamo dovuto fermare per non inquinare le prove».

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