Una bella donna aspira a un impiego da segretaria o addetta alla reception? Non c’è problema, il posto sarà suo. La ragazza ha studiato tanto e si propone come direttore finanze, responsabile ricerca e sviluppo, ingegnere meccanico o supervisore in un cantiere edile? Troppo sexy per essere assunta. Decenni di lotta per la parità dei sessi non sono riusciti a scardinare l’equazione ‘bella uguale oca’. Secondo Stefanie Johnson, professoressa assistente alla University of Colorado Business School di Denver, sul lavoro le donne attraenti sono discriminate.
Almeno quando aspirano a svolgere professioni convenzionalmente ritenute appannaggio maschile, tipo responsabile sicurezza, guardia carceraria o camionista, oppure se puntano a posizioni dirigenziali in cui l’apparenza conta meno della sostanza. La dura vita della ‘miss’ è descritta nero su bianco sul ‘Journal of Social Psychology’: “Nelle professioni considerate più mascoline, essere attraente può rappresentare per una donna un punto di svantaggio”. Una conclusione ancora più amara se si considera che il ‘razzismo’ verso i belli non colpisce l’uomo. Se lui è un ‘adone’, non dovrà certo giustificarsi nè temere di essere escluso, assicurano Johnson e colleghi. Anzi avrà due marce in più: essere del sesso ‘giusto’ e piacere alla gente.
Giusto per non fare di tutta un’erba un fascio e per evitare fraintendimenti, Johnson e co-autori precisano che, almeno in linea generale, essere attraenti resta un utile regalo ricevuto da mamma e papà. Complessivamente, infatti, i belli sono meglio pagati e ottengono valutazioni di performance superiori. Un ‘diritto di precedenza’ che comincia sui banchi di scuola: pare che negli Usa chi ha un aspetto piacevole abbia più speranze di essere ammesso al college, riportano gli esperti. Una recente analisi su ‘Newsweek’, condotta fra 202 responsabili risorse umane e 964 dipendenti del settore pubblico, ha mostrato che nella classifica dei 10 requisiti più importanti da possedere sul lavoro l’avere un bell’aspetto occupa la terza posizione. La bellezza conta addirittura più della formazione e del senso dell’umorismo. Tutto bene, a patto che a una donna dall’estetica particolarmente gradevole non venga in mente di ‘rubare’ un mestiere all’uomo. Allora dovrà vedersela con uno zoccolo duro di pregiudizi duri a morire.
Lo dimostrano gli esperimenti del team statunitense. In un caso, per esempio, ai partecipanti veniva data una lista di lavori accompagnata da 110 fotografie (55 maschili e 55 femminili) di aspiranti all’impiego. Ebbene, è risultato che le donne più belle venivano giudicate perfette come segretarie o receptionist – o comunque per impieghi che prevedevano un contatto diretto con il cliente – mentre piacevano meno se si presentavano per lavori più ‘ambiziosi’ oppure per mestieri comunemente svolti da un uomo. Uomo che, anche quando belloccio, veniva giudicato su altre basi e ritenuto al massimo fortunato per non essere nato brutto.