Nuove tecnologie. Sempre più piccoli i chip dei computer

Un chip della Intel

Gordon Moore con la sua ”legge” l’aveva previsto 45 anni fa ed aveva visto giusto. Co-fondatore di Intel, Moore affermò nel 1965 che l’industria tecnologica ha la capacità di all’incirca raddoppiare il numero di transistor che possono essere stampati su una cialda di silicone.

Moore sarà più che soddisfatto della notizia secondo cui gli scienziati della Rice University e di Hewlett-Packard sono riusciti a superare una formidabile barriera per proseguire con la rapida miniaturizzazione della memoria dei computer che è stata la base della rivoluzione elettronica a favore dei consumatori.

In anni recenti i limiti posti dalla fisica e dai costi erano tali che gli esperti temettero un rallentamento del procedere della miniaturizzazione, che avrebbe impedito di dare sempre più potenza a sempre più piccoli apparecchi come laptops, smartphones e macchine fotografiche digitali. Ma i nuovi annunci indicano che anche questa barriera sullo sviluppo dell’industria teconologica non reggerà a lungo.

Ala Rice University i ricercatori riferiscono nella rivista Nano Letters, una pubblicazione dell’American Chemical Society, che sono riusciti a produrre piccoli e affidabili interruttori digitali – una parte essenziale della memoria del computer – che possono essere resi significativamente più piccoli di quanto non sia possibile usando i metodi convenzionali.

Ancor più importante, questa scoperta si basa sull’ossido di silicone, uno dei principali strumenti dell’industria dei chip, facilitando così la strada della commercializzazione. Questi chip possono contenere ora solo 1.000 bits di dati, ma se la nuova tecnologia darà i frutti sperati dagli scienziati, fra cinque anni un singolo chip potrà avere immagazzinare tanti gigabite di dati quanto oggi riesce a fare un hard disk ad alta capacità.

Quanto alla Hewlett-Packard, essa si accinge ad annunciare che stipulerà una partnership con una importante fabbrica di semiconduttori per produrre una tecnologia simile a quella della Rice e che anch’essa può potenzialmente inserire data storage nei computer fino a astronomiche densità nello spazio di dieci anni. E assieme, Rice e Hewlett-Packard sanno producendo quelli che chiamano ”memristos”, o resistori di memoria che possono contenere informazioni senza una fonte alimentatrice.

”Ci sono molte tecnologie in attesa di essere provate”, ha dichiarato Richard Doherty, presidente di Envisioneering Group, un’azienda che fa ricerche di mercato sui consumatori, ”e quando si raggiungono obiettivi come quelli della Rice e della Hewlett-Packard, si parla  della capacità di memorizzare centinaia di film su un singolo chip”.

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