Marte e il sasso della “discordia”. Niente vita aliena, spostato dal rover Nasa

Marte e il sasso della "discordia". Niente vita aliena, spostato dal rover Nasa
Marte e il sasso della “discordia”. Niente vita aliena, spostato dal rover Nasa

ROMA – “C’è vita su Marte, quello è un fungo“, diceva lo scienziato Rhawn Joseph guardando la foto della Nasa in cui la roccia Pinnacle Island compare dal nulla. Tanto ne era convinto da fare di quel frammento di masso motivo di discordia. Davanti allo scetticismo degli scienziati Nasa, l’astrobiologo Joseph si era detto pronto addirittura ad una causa legale. Causa che, però, sarebbe destinato a perdere.

Calcolando la traiettoria del masso gli scienziati hanno scoperto che a far apparire la Pinnacle Island non sono stati ipotetici alieni marziani, ma la ruota del rover Opportunity che frantumando un masso più grande ne ha lanciato il frammento a distanza. Ray Arvidson della Washington University di St. Louis, vice responsabile scientifico del rover Opportunity, ha spiegato:

“‘Una volta che abbiamo spostato un po’ Opportunity, dopo aver ispezionato Pinnacle Island, abbiamo potuto vedere una roccia, poco distante, che ha lo stesso aspetto insolito. Avvicinandoci alla roccia ‘madre’ abbiamo anche potuto tracciare la ‘strada’ che ha percorso Pinnacle Island fino al punto in cui l’ha immortalata Opportunity”.

La roccia rappresenta comunque un’importante testimonianza della presenza di acqua sul pianeta rosso. L’analisi del frammento ha mostrato alti livelli di elementi come manganese e zolfo, suggerendo che questi ingredienti idrosolubili sono stati concentrati nella roccia dall’azione dell’acqu, spiega ancora Arvidson:

“Questo può essere accaduto appena sotto la superficie, in un periodo relativamente recente”.

Ora che Opportunity ha terminato l’ispezione di questa roccia, il gruppo che lo ‘pilota’ dalla Terra ha in programma di guidare il rover più a Sud per studiare la scarpata McClure – Beverlin. Il nome del luogo è un omaggio agli ingegneri Jack Beverlin e Bill McClure che con il loro tempismo e coraggio il 14 febbraio 1969 salvarono la seconda missione della Nasa per Marte, Mariner 6, quando la sonda cominciò ad avere problemi sulla rampa di lancio per una perdita di pressione.

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