ROMA – Marte può diventare una trappola mortale per i primi uomini che vi metteranno piede. L’European Space Agency (ESA) ha spiegato che ci vuole “massima cautela” per la colonizzazione del pianeta rosso. Il motivo, come spiegato dal sito Futurism.com, dipende dal fatto che il pianeta rosso non ha un’atmosfera in grado di filtrare le radiazioni cosmiche, che rappresentano un pericolo per la vita degli astronauti e dei futuri coloni.
Per questo motivo, l’ESA ha riunito un team di ricercatori europei per capire di più su un’eventuale permanenza dell’uomo sul Pianeta Rosso e sulle radiazioni spaziali. In laboratorio hanno ricreato artificialmente e testato campioni biologici, materiali elettronici e schermanti che potrebbero far fronte ai raggi cosmici.
Sul sito dell’Esa si legge: “Un astronauta in missione su Marte potrebbe ricevere livelli di radiazioni fino a 700 volte più alte di quelle sulla Terra, un enorme ostacolo per esplorare in sicurezza il nostro Sistema Solare. Il campo magnetico terrestre e l’atmosfera ci proteggono dal costante bombardamento dei raggi cosmici galattici: particelle energetiche che viaggiano alla velocità della luce e penetrano nel corpo umano”.
Durante le missioni spaziali più lunghe, il bombardamento dei raggi cosmici potrebbe aumentare i rischi di cancro e causare danni al cervello, al sistema nervoso centrale e al cuore, creando le basi per lo sviluppo di malattie degenerative. Negli astronauti è stata segnalata una percentuale maggiore di cataratta a esordio precoce.
Il fisico Marco Durante, che fa parte del team dell’ESA, spiega: “Un giorno nello spazio è equivalente alla radiazione ricevuta sulla Terra per un anno intero. Al momento non ci è possibile mandare nessuno su Marte a causa delle radiazioni, oltrepasseremmo i limiti di dose accettabili. Il vero problema è la grande incertezza che circonda i rischi. Non capiamo molto bene come funzionano le radiazioni spaziali e gli effetti a lungo termine sono sconosciuti”.
Gli astronauti non sono considerati lavoratori esposti alle radiazioni in tutti i paesi, in realtà sull’International Space Station sono esposti 200 volte in più rispetto a un pilota di linea o a un’infermiera di radiologia. L’ESA ha scoperto che in un soggiorno di sei mesi su Marte un astronauta verrebbe esposto ad almeno il 60% del limite totale di dose di radiazioni di tutta la sua carriera.
Alcuni esperimenti in corso indicano che il litio è un materiale promettente per futuri veicoli spaziali e come schermatura durante le missioni ma certezze ancora non ce ne sono. Ha concluso Durante: “Attualmente, a causa delle radiazioni non possiamo andare su Marte. Sarebbe impossibile raggiungere un livello di sicurezza accettabile”.