Meteo: “Pioggia di soldi su tv e web”. La “guerra” delle previsioni

Meteo: “Pioggia di soldi su tv e web”. La “guerra” delle previsioni (Albinia – Foto LaPresse)

ROMA – Se le previsioni meteo possono essere incerte, il loro guadagno no.  Un mercato più che milionario si nasconde dietro le previsioni meteo italiane, scrive Ettore Livini in un’inchiesta su Repubblica. E una guerra si prepara tra la scienza e il mero business da quando il meteo divenne un “genere televisivo” per mano di Emilio Fede. Lo sfratto di Mario Giuliacci e l’avvento delle Meteorine, che con professionalità adempiono il delicato compito di prevedere il Minosse o la Sandy di turno, è stato il primo passo di una rivoluzione.

Il risultato, spiega Livini, sono lo share, i clic e soprattutto i soldi:

“Macinano share (in tv arrivano al 30 per cento di audience), clic (IlMeteo. it è il secondo sito italiano d’informazione) e fanno soldi. Tanti soldi. Risultato: il profumo del denaro ha trasformato il Belpaese in una nazione dove oltre alle alluvioni – sempre più frequenti – piovono migliaia di bollettini in tutte le salse”.

Livini spiega che quella del meteo è una vera e propria guerra e presenta gli “schieramenti”. Da un lato c’è l’aeronautica, che investe tra i 75 e gli 80 milioni di euro l’anno per ottenere previsioni precisa da esperti meteorologi laureati e specializzati. Previsioni che non comprendono nessun rientro economico, con i dati che finiscono a (gratuita) disposizione di banche dati mondiali come il centro di reading in Gran Bretagna.

Dall’altro lato ci sono i meteorologi, o presunti tali, che usando i dati di Reading rielaborati dal centro inglese e già pronti, mettono su previsioni meteo spesso casarecce, spendendo appena qualche centinaia di migliaia di euro. Le differenze sono così due tra aeronautica e meteorologi “fai da te”, spiega Livini:

“Siamo però solo a metà strada, ancora lontani dal bollettino tv del Tg delle 20. E qui arriva il bello. Lo Stato ha pagato milioni per foraggiare di dati Reading. Ma la produzione del centro Gb è in vendita per poche lire. E chi sono i principali clienti di questo servizio? Proprio i siti privati che oggi sbancano il Bingo del meteo guadagnando milioni. Li comprano (“ci costano poche centinaia di migliaia di euro l’anno”, conferma Sanò), li elaborano con modelli matematici personali (Il Meteo. it lavora con l’università di Belgrado) poi pubblicano le previsioni online o le vendono a terzi. Molti di questi siti “sono seri e fatti da esperti”, ammette De Leonibus. Ma altri “tendono a forzare i toni solo per avere visibilità”, come dice Sergio Brivio, responsabile di 3BMeteo”.

Il meteo e la scienza della previsione diventano spettacolo ed arte, con danni per la Protezione civile e per la popolazione che si ritrovano ad affrontare situazioni meteo diverse da quelle annunciate, magari in modo catastrofico o con troppa leggerezza. Ma il meteo paga, e bene, come spiega Livini parlando di IlMeteo.it:

“Quanto si può guadagnare con le previsioni del tempo? Tanto. I successi di Sanò, per dire, impallidiscono davanti ai numeri di Weather Channel. Il network a stelle e strisce ha il 76 per cento del mercato meteo Usa, arriva in 100 milioni di case. La sua app è la seconda più scaricata sugli smartphone dopo Facebook. Sul suo sito, nel giorno di Sandy, hanno navigato 300 milioni di utenti unici. E uno spot sulla sua piattaforma garantisce il 31 per cento di ritorno in più di un network tradizionale. Tre anni fa Cnbc e Bain (la società fondata da Mitt Romney) hanno pagato 3,5 miliardi per acquistare Weather Channel”.

Un business ancora in fasce e destinato a crescere, ma che troppo spesso gioca con la sicurezza dei cittadini e annienta il lavoro, preciso e professionale, dell’aeronautica, spiega Livini:

“E il nostro campione nazionale, l’Aeronautica, deve giocarsela con le mani un po’ legate. “Giusto così  –  conclude De Leonibus  –  il nostro è un compito istituzionale. L’importante è che serva al Paese e ai cittadini”. Un euro speso in ricerca meteo, assicura “ne fa risparmiare venti in danni evitati”. Anche questo, in fondo, è un bilancio in utile”.

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