Al ministero dell’Agricoltura coltivavano lauree. Per la Procura false e “innaffiate” per far carriera

ROMA-Laurea, basta la parola. Parafrasando un celebre spot del passato, si potrebbe descrivere così la “fiduciosa abitudine” di casa al Ministero per le Politiche Agricole, almeno a quanto sostiene la Procura di Roma. Interpreti che diventano dottori, due anni di frequenza a Scienze Politiche che magicamente si moltiplicano fino a trasformarsi in laurea e impalpabili università maltesi; questo, scendendo un po’ più nel dettaglio, lo spaccato che ha portato la Procura a chiedere il rinvio a giudizio, per reati che vanno dall’abuso d’ufficio alla concussione, per sei alti dirigenti del ministero, tra cui il capo di gabinetto Giuseppe Ambrosio.

La vicenda, raccontata da La Stampa, riguarda un concorso del 2005 per sei posti di dirigente al Ministero delle Politiche Agricole o meglio parte da questo episodio e si allarga mano mano che s’imbatte in nuove irregolarità. Tra i vincitori di quel concorso, guarda caso, spuntano i nomi della moglie e della segretaria di Giuseppe Ambrosio, grand commis stimato dai politici che nell’ultimo decennio si sono succeduti al ministero, da Alemanno a De Castro, da Zaia a Galan, di questi ultimi due capo di gabinetto. Sicuramente due signore degnissime e con un curriculm adeguato al prestigioso e remunerativo incarico, intorno ai 100.000 euro annui. Il concorso prevedeva infatti dei paletti ben precisi per gli aspiranti dirigenti: laurea e curriculum professionale di livello adeguato. Stefania Ricciardi, la moglie di Ambrosio, aveva conseguito la laurea presso la Link Campus University of Malta. Lo aveva affermato la stessa Ricciardi con una bella autocertificazione. Chi di voi non conosce questa prestigiosa università? Evidentemente la Procura di Roma non la conosceva e il pm, dopo aver indagato, contesta che “attestava falsamente di aver conseguito in epoca e luogo imprecisati – il diploma di laurea – presso la Link Campus University of Malta, all’epoca non riconosciuta in Italia”. Ma la signora avrà sicuramente dalla sua un curriculm degno penserete ma, invece, depurato della laurea maltese, il curriculum della signora, risulta alquanto scarno per giustificare velleità dirigenziali: perito industriale ritiratasi al secondo anno di Scienze politiche. E moglie di Ambrosio, naturalmente.

La prestigiosa università maltese vanta però tra i suoi studenti anche la segretaria di Ambrosio. Alle volte il destino è imperscrutabile, sarà forse in quel campus che le due donne si saranno conosciute… Simona Di Giuseppe, la segretaria, per accedere al concorso autocertifica, anche lei visto che probabilmente la segreteria dell’università maltese è poco efficiente, una laurea conseguita presso l’ateneo dell’isola, la cui filiazione romana (esiste davvero) è presieduta da Vincenzo Scotti, democristiano di lungo corso attualmente sottosegretario agli Esteri.

Per la Procura il concorso era quindi irregolare, se i candidati che vi predono parte non hanno i requisiti per accedervi, va da sè che il concorso è falsato, e perciò contesta il reato di falso in atto pubblico (per l’autocertificazione della laurea fasulla) alle due vincitrici, e l’abuso d’ufficio a Francesco Abate e Giuseppe Cacopardi, due alti dirigenti del ministero responsabili del concorso, che avrebbero «adottato intenzionalmente atti in violazione» delle leggi «arrecando un ingiusto vantaggio patrimoniale» alle due donne.

Ma c’è dell’altro perché il concorso del 2005 è solo il punto di avvio dell’inchiesta romana. Il processo per falso e abuso d’ufficio viene chiesto anche per un altro dirigente del ministero, Cristiano Carocci, accusato di aver assegnato alla moglie di Ambrosio tre contratti semestrali da dirigente, di cui uno retroattivo (geniale), ritenuti altrettanto illegittimi perché anche loro basati su una analoga «falsa attestazione» della laurea in Scienze delle comunicazioni.

E non è tutto perché, sempre secondo la Procura, la generosità del Ministero nel riconoscere le lauree non era stata applicata solo alle due donne di Ambrosio, un altro beneficiario di questa generosità sarebbe stato Riccardo Rolli, consigliere del ministro Pd Paolo De Castro, poi transitato alla Fiera del Levante di Bari. E nel 2006, ancora il caso, due settimane dopo l’insediamento di De Castro, Ambrosio conferisce a Rolli (arbitrariamente secondo il pm) un incarico quinquennale da dirigente “per fronteggiare un asserito stato di crisi della pesca”. Peccato che “lo qualifichi abusivamente come dottore”, mentre Rolli, dopo la maturità scientifica, avrebbe frequentato una scuola per interprete non equiparabile all’università. Come Rolli anche Lorenzo Forte, ragioniere e impiegato vicino ad Ambrosio, viene magicamente fatto dottore e nominato vicecapo dell’ufficio legislativo, un incarico dirigenziale oltretutto non previsto dalla legge ma creato ad hoc secondo il pm.

Fin qui l’abuso d’ufficio ma al Ministero girano anche pericolosi sindacalisti che notano le stranezze nelle attribuzioni degli incarichi sopra citati e, ovviamente e giustamente, ne chiedono conto. Ed è qui che Ambrosio si aggiudica anche l’accusa di concussione: nel “tentativo di indurre” i sindacalisti Bruno Grasso e Angela Amaturo “a ritrattare le denunce ventilando ritorsioni” con frasi come “Ma perché devo farvi del male?”, scrive il pm.

Il pubblico ministero si sa, rappresenta l’accusa, e ora dovrà pronunciarsi il Gup in merito alla richiesta di rinvio a giudizio ma, mentre gli avvocati degli indagati ostentano sicurezza, e mentre sindacato Confsal-Unsa chiede al ministero di costituirsi parte civile e in ogni caso di sospendere gli imputati, se avete una laurea presa a Paperopoli sappiate che al ministero potrebbero aver bisogno di voi.

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