Amori e odi di Minzolini: “Berlusconi? Un rivoluzionario. La sinistra? Una tribù che si sta ancora cercando”

Augusto Minzolini

Silvio Berlusconi rivoluzionario e sinistra alle prese con un “profondo processo” di mutamento culturale ancora da compiere. Il direttore del Tg1 Augusto Minzolini riassume così, in una lunga intervista a “Unomattina” su Rai Uno la situazione politica italiana.

”Berlusconi – afferma Minzolini – ha rivoluzionato la politica italiana. Prima avevamo una democrazia parlamentare dove i governi duravano in media un anno e mezzo. Ora durano di più, c’è un linguaggio molto più diretto. Si può accettare o meno questo giudizio, ma è una politica più moderna”. A sinistra, invece, Minzolini “salva”, parzialmente, solo Massimo D’Alema:  “Ha contribuito molto a cambiare la sinistra, ma se c’è un elemento che è mancato è stato il coraggio. Sembra strano ma il governo D’Alema a un certo punto si bloccò. Non per colpa sua ma perché la base, la tribù, come la definiva D’Alema, non lo seguiva. La caduta del muro non fu vissuta come doveva essere. E’ stata intrapresa una scorciatoia. Il grosso problema della sinistra è che deve fare un processo culturale profondo”. Secondo Minzolini, i vertici dei partiti di sinistra dovrebbero ”capire cosa vuol dire una sinistra moderna” per poi ”spiegarla e farla accettare alla propria tribù”.

Il direttore del Tg1, poi, parla anche di giornalismo e dell’arrivo di Enrico Mentana alla direzione del Tg di La7. I buoni dati di ascolto del concorrente non sembrano preoccupare troppo Minzolini: ”Francamente non mi sento in competizione con Mentana. Ha un grande seguito sui media, che parlano di questo successo de La7, che è  meritato”. “Noi però – aggiunge Minzolini – ad agosto, rispetto all’anno scorso, abbiamo avuto 500 mila spettatori in più, Mentana ne ha guadagnati 240 mila, di fatto noi abbiamo guadagnato il doppio. Il Tg5 ne ha persi all’incirca 270 mila. Semmai il problema non è mio, ma di Clemente Mimun”.

”Quello che ho cercato di dare al Tg1 è un’anima – racconta il direttore -, renderlo meno asettico, anche prendendomi delle responsabilità. Sapevo che con la scelta degli editoriali sarei stato preso di mira, ma in questo modo ho detto quello che pensavo ma ho anche liberato il giornale, perché a questo punto non ho coinvolto l’intera testata sulla mia posizione”.

”I miei nemici sono l’ideologismo e il dogmatismo – sottolinea -. C’e un ‘politicamente corretto’ che normalmente vive più a sinistra che a destra. Non dico che devo sempre avere ragione, ma mi piacerebbe essere più giudicato sui fatti che su una posizione quasi pregiudiziale. Secondo me – conclude – sarebbe necessario che nel mondo dei media venga rivalutata una categoria importante, cioè il dubbio”.

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