Molestie sessuali: la vendetta arriva col videogame. Maschi invadenti puniti col lanciafiamme

Una sequenza del videogame "Hey baby"

Tutto comincia sulla metropolitana di New York. E’ inverno e Suyin Looui, studentessa canadese da origini e lineamenti asiatici è bardata per pararsi dal freddo. Nonostante l’abbigliamento non sia di certo provocante la giovane viene  avvicinata da un ragazzo che le dice qualcosa di non esattamente gentile: “Hot ching chong”  dove hot sta per “bollente” e ching chong è un modo dispregiativo per indicare gli asiatici negli States.

La ragazza, si allontana e da quel momento ha un il “chiodo fisso” di farla pagare al molestatore. E Suyin che studia “media arts” dopo qualche mese diffonde la sua “vendetta”: si chiama “Hey baby” ed è un videogioco in cui un’eroina, ovviamente donna, si dedica al massacro sistematico di tutti gli uomini che molestano le ragazze. Le possibilità di scelta, apparte quella del dialogo, non mancano: nel gioco si può scegliere tra una ricca varietà di armi antimolestatori, dal classico mitra fino al “catartico” lanciafiamme.

Il videogame, ovviamente, ha scatenato non poche polemiche innanzitutto perchè lo scopo del gioco è di eliminare chiunque si rivolga alle donne: vengono risparmiati solo i maschi che rimangono muti. Che il molestatore dica “ti voglio leccare da capo a piedi” o semplicemente “quanto sei bella” per la vendicatrice non fa nessuna differenza, si uccide comunque.

Dal punto di vista tecnico il gioco, lo ammette la stessa Suyin, non è esattamente un capolavoro ma poco importa. “Quello che conta – spiega la programmatrice – è che si discuta del problema”. Con il lanciafiamme?

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