ROMA – Sono oltre 3mila gli esopianeti scoperti al di fuori del Sistema solare grazie ai potenti telescopi come il Very Large Telescope in Cile e alla sonda spaziale Kepler della Nasa. Pianeti che, come la Terra, potrebbero ospitare vita anche se si trovano in sistemi stellari molto distanti da noi. Ben 3444 mondi alieni che sono stati osservati negli ultimi 20 anni e l’ultimo si chiama HD 131399Ab, si trova a 340 anni luce da noi nella costellazione del Centauro e orbita intorno a 3 soli, mentre il primo scoperto è stato l’esopianeta della stella 51 Pegasi.
Mario Di Martino su La Stampa scrive che questi mondi alieni potrebbero ospitare la vita, proprio come la Terra, anche se in forme diverse da quelle che conosciamo:
“Tra la moltitudine dei pianeti extrasolari finora conosciuti, 8 hanno dimensioni simili alla Terra: sembrano essere di natura rocciosa e si trovano a una distanza dalla loro stella che è compatibile con la presenza sulla superficie di acqua allo stato liquido e quindi, potenzialmente, di un’attività biologica. Questa regione è detta «zona abitabile». A questo riguardo un team dell’Università di Berkeley, utilizzando un software appositamente concepito, è giunto alla conclusione che il 22% delle stelle simili al Sole ospita un pianeta analogo alla Terra, situato nella «zona abitabile». Secondo le stime, solo nella Via Lattea ci sarebbero 40 miliardi di stelle simili al Sole, con 8 miliardi di pianeti adatti alla vita.
Intanto prosegue il lavoro degli astronomi per determinare con maggiore precisione l’orbita del pianeta attorno ai tre soli: lo scenario è che al centro del sistema si trovi HD 131399A, una stella che è l’80% più massiccia del Sole, e che attorno a questa orbitino le altre due stelle, B e C, che allo stesso tempo orbitano l’una attorno all’altra, separate da una distanza pari a quella tra il Sole e Saturno. Le ricerche continuano e siamo agli inizi di una nuova era: con l’avvento di strumenti come il telescopio spaziale «James Webb», da 6,5 metri di diametro, e i telescopi terrestri giganti come l’«E-Elt» (European-Extremely Large Telescope» da 39 metri) e il «Tmt» (Thirty Meter Telescope da 30) sarà possibile ottenere immagini dirette e precise: così si studieranno tanti «cloni» della Terra e perfino le loro atmosfere. Troveremo la vita?”.