Morti bianche, edilizia: nel 2010 135 incidenti mortali. Record in Campania

Lavorano spesso senza imbragature  e senza la protezione dei  protetti. In alcuni casi non indossano gli elmetti e le scarpe antinfortunistiche. Questa la ‘fotografia’ di chi opera nell’edilizia. Una “fotografia” che non cambia nonostante le cifre raccontino, in modo inequivocabile, che sei decessi su dieci sono dovuti proprio ad una caduta dall’alto.

Sono complessivamente 135 (il 28% di tutte le morti bianche italiane), le vittime del settore delle costruzioni rilevate da gennaio a fine novembre dall’Osservatorio sicurezza sul lavoro di Vega Engineering di Mestre. La Campania è la regione più colpita con 18 decessi, seguita da Lazio e Lombardia (14), da Veneto ed Emilia Romagna (12) e poi dalla Sicilia (11). Nella classifica provinciale invece è Napoli a tenere le fila del dolore con sette morti bianche. Seguono Latina (6), Roma (5), Milano, Belluno e Palermo (4). A registrare una sola vittima nel settore sono solo Basilicata e Molise.

Precedute dal Friuli Venezia Giulia e Umbria (2), Trentino Alto Adige e Sardegna (3), Abruzzo e Liguria (4), Marche e Toscana (5), Piemonte, Puglia e Calabria (8). Sono dati, secondo il presidente dell’Osservatorio, Mauro Rossato, ”che aiutato a comprendere quanto sia indispensabile lavorare sul fronte della formazione e, più  in generale, della prevenzione”.

Le fascia d’età più colpita è quella che va dai 40 ai 49 anni (32 casi) e dai 50 ai 59 anni (33). L’analisi di Vega Engineering dipinge nitidamente i contorni di un’emergenza che si concentra soprattutto al Centro e al Sud della penisola, dove si verifica il maggior numero di incidenti mortali. Il 31,9% dei decessi riguarda il Centro, il 25,9% il Sud, il 10,4 %le Isole. Mentre il 19,3% il Nordovest e il 12,6% il Nordest. A perdere la vita sono anche i lavoratori stranieri (oltre il 15% del totale), in prevalenza rumeni e albanesi.

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