ROMA – Alle 2.53 del 15 luglio ora italiana New Horizons ha “telefonato” a casa. L’antenna del Deep Space Network della Nasa, vicino Madrid, ha ricevuto la chiamata da Plutone, un segnale che conferma che la missione che si svolge a quasi 5 miliardi di chilometri dalla Terra è stata un successo. Un saluto veloce, quello di New Horizons al pianeta nano, ma che rappresenta un’occasione unica di vedere da vicino anche il pianeta più esterno del nostro sistema solare.
Sono state 22 ore di attesa quelle del silenzio radio della sonda, iniziato nel primo pomeriggio del 14 luglio quando alle 13,49, ora italiana, New Horizons è passata ad appena 12500 chilometri da Plutone. Un silenzio lunghissimo e carico di speranze per gli scienziati della Nasa, nonostante la già lunga attesa di 9 anni e mezzo che la sonda percorresse i 4,8 miliardi di chilometri che separano la Terra da Plutone.
L’uomo è arrivato così quasi al confine del sistema solare e ha visitato anche l’ultimo pianeta, quello più esterno e declassato a “nano” nell’agosto 2006, che fino ad oggi aveva esplorato solo da lontano. New Horizons ha scattato foto e raccolto dati con i 7 strumenti di cui dispone non solo di Plutone, ma anche delle sue cinque lune.
I primi dati giunti a Terra riguardano lo ‘stato di salute’ della sonda, mentre i dati scientifici e le prime immagini di questi mondi primitivi ai confini del Sistema solare sono attese nella giornata del 15 luglio. Charles Bolden, amministratore della Nasa ed ex astronauta americano, ha dichiarato:
“So che con il successo della missione oggi abbiamo ispirato una intera nuova generazione di esploratori e sappiamo che altre scoperte dovranno ancora arrivare. Questa è una vittoria storica per la scienza e per l’esplorazione dello spazio. Abbiamo veramente e ancora una volta superato i nostri limiti di umani”.
Ma il viaggio di New Horizons non è ancora finito. La sonda della Nasa dopo il saluto a Plutone ha già ripreso il suo cammino e si dirige verso la cintura di Kuiper, al confine estremo del nostro sistema solare dove si trovano asteroidi, pianetini e comete. L’arrivo è previsto nel 2016 e quando lo farà gli scienziati potranno studiare migliaia di oggetti antichi, che potrebbero rispondere alle domande che ancora ci poniamo sulla formazione del sistema solare.
(Credit Photo: Nasa)