Niente spettacoli a Pompei, teatro stravolto dal restauro: i pm mettono i sigilli

Pubblicato il 27 Giugno 2011 - 12:31 OLTRE 6 MESI FA
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Lavori di restauro a Pompei (foto lapresse)

POMPEI – Dopo il restauro con tanto di cemento in vista, a Pompei ora i magistrati hanno deciso di mettere i sigilli al teatro. I lavori erano cominciati nel 2009 dopo anni di abbandono, nei 18 mesi della gestione del commissario straordinario Marcello Fiori vengono spesi 79 milioni.

Il Teatro Grande di Pompei resterà aperto ai visitatori dell’area archeologica, ma senza spettacoli per tutta l’estate proprio a causa dell’inchiesta della Procura di Torre Annunziata avviata nel luglio dello scorso anno.

Tutto era partito da alcune denunce: “anomalie” del restauro appena realizzato e costato in tutto sei milioni di euro (dai 500 mila euro della preventivata spesa iniziale).  Dieci giorni fa la Guardia di Finanza aveva sequestrato il materiale scenico tra cui l’impianto luci, tubolari e le assi dei gradoni.

Prima del grande intervento con il cemento al centro del teatro venivano messe delle tavole che poi venivano rimosse subito dopo gli spettacoli. Poi cambiò tutto, come ricostruisce Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera: “Finché non arrivò, imposto dall’allora ministro Sandro Bondi, il commissario straordinario Marcello Fiori, stretto collaboratore di Guido Bertolaso. Una decisione contestata dalla Corte dei conti in una delibera che ricordava come per legge la Protezione civile può intervenire nel caso in cui sia necessario difendere «l’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri grandi eventi» . Tutte cose che con Pompei non c’entravano niente”.

E ancora: “Come siano stati spesi 79 milioni di euro in due anni (soprattutto nei 18 mesi della gestione Fiori) è da tempo oggetto di inchieste giornalistiche, come quella di Emiliano Fittipaldi e Claudio Pappaianni su l’Espresso, e di amare risate. Per i 55.000 euro spesi per comprare mille bottiglie di vino (mille!) con l’etichetta Villa dei Misteri», della cantina Mastroberardino e per un terzo spedite in giro per le ambasciate e i consolati nel mondo e per due terzi lasciate in un magazzino. Per i 102.963 euro spesi nel «censimento» di 55 randagi al modico costo di quasi duemila euro per ogni cane non allontanato ma «censito» e messo in Internet”.