La paura “hi-tech” di Obama : “E se la democrazia del web prendesse il posto di quella reale?”

È il leader più “hi-tech” dei nostri tempi. È stato lui a portare il Blackberry alla Casa Bianca. Internet è stato un grande aiuto per la conquista dello studio ovale. Ma è lo stesso presidente degli Stati Uniti che nel discorso tenuto agli studenti dell’Università della Virginia, qualche giorno fa, ha dichiarato:

“Con gli iPod e iPad e Xbox e PlayStation – queste le sue testuali parole – l’informazione diventa distrazione, un diversivo, uno spettacolo, anziché essere uno strumento di emancipazione per dare più potere ai cittadini. Network sociali e blog possono dare spazio a tesi deliranti, io ne so qualcosa. Esercitano nuove pressioni su di voi, sulla nostra democrazia”.

Una discesa in guerra contro le nuove tecnologie che considera “nocive alla democrazia”? Il presidente denigra prodotti (Apple e Microsoft) che sono il fiore all’occhiello dell’industria americana, gridano nella destra americana. Ma a ben guardare si tratta di qualcosa di più profondo. Il timore di Obama è che la democrazia virtuale prenda il posto di quella “reale”. E non è una censura la sua, ma un tentativo di riportare l’attenzione sul significato profondo della parola stessa.

La platea scelta da Obama non a caso è una platea di studenti: “Non possiamo fermare il cambiamento. Dobbiamo adattarci. E l’istruzione è proprio quello che ci consente di farlo. L’istruzione vi rende più forti, sarete in una posizione migliore per navigare in questo nuovo spazio”.

Barack ha in mente una democrazia basata sul modello di “cittadino informato” e non di cittadino-specchio dove le informazioni rimbalzano in maniera superficiale. Non fanno presa ma si trasformano in chiacchiericcio inconsistente. Probabilmente ha in mente i social network, il presidente Usa e quel Web 2.0 che per molti è sinonimo di libertà. Ma non può essere una libertà fine a se stessa.

E così mentre si moltiplicano gli appelli per assegnare il Nobel per la pace alla Rete, nel presidente Usa la certezza del binomio Internet-democrazia comincia a scemare. Il rischio, come scrisse Nicholas Grass in un suo saggio, è che “Google ci renda più stupidi” perchè è alla Rete che affidiamo il nostro pensiero e non più all’esperienza reale di partecipazione, alla preparazione o all’analisi. Che richiedono uno sforzo maggiore per ognuno di noi. Com’è più facile invece cliccare una parola su Google per informarci e sapere quello che accade intorno a noi. ma è un mondo che siamo sicuri di conoscere seduti davanti al nostro Mac o al nostro Pc? O finiamo per affidare per sempre all’enciclopedia digitale di wikipedia la nostra memoria, anche quella storica?

Ciò che preoccupa il presidente Usa è l’uso che di questa libertà si fa. Il web “senza regole” rischia infatti di diventare un’arena lasciata libera, dove imperversano moderni gladiatori, gli opinionisti, che avvelenano le informazioni per il gusto di farlo. A decidere non può essere prima di tutto il web, il blog. O finiremmo per diventare una mandria di pecore pronte a dire  “sì” solo perchè su facebook c’è largo consenso.

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