“La vita di un operaio albanese vale meno di quella di un italiano”. Sentenza choc del Tribunale di Torino

Pubblicato il 25 Ottobre 2010 - 09:08 OLTRE 6 MESI FA

La vita di un operaio albanese vale meno di quella di un italiano, almeno in termini di risarcimento per i parenti. Lo ha stabilito una sentenza del Tribunale di Torino. La vicenda è raccontata da Alberto Custodero in un articolo pubblicato su Repubblica.

Custodero ha ripreso nell’articolo le motivazioni della sentenza: “Ai suoi familiari, che vivono in Albania, «area ad economia depressa», va un risarcimento di dieci volte inferiore rispetto a quello che toccherebbe ai congiunti di un lavoratore in Italia. Altrimenti madre e padre albanesi otterrebbero «un ingiustificato arricchimento »”. Dunque, prosegue il giornalista, “questa gabbia salariale della morte, ispirata al criterio del risarcimento a seconda del Paese di provenienza del deceduto sul lavoro, è contenuto in un sentenza shock del Tribunale di Torino”.

Come sottolineato da Custodero, “il giudice civile, Ombretta Salvetti, richiamandosi ad una sentenza della Cassazione di dieci anni fa, ha dunque deciso di «equilibrare il risarcimento al reale valore del denaro nell’economia del Paese ove risiedono i danneggiati». Dopo aver addebitato all’operaio deceduto il 20% di concorso di colpa nella propria morte, la dottoressa Salvetti ha riconosciuto a ciascun genitore residente in Albania la somma risarcitoria di soli 32mila euro. Se l’operaio fosse stato italiano, sarebbero state applicate le nuove tabelle in uso presso il Tribunale di Torino dal giugno 2009 in base alle quali a ogni congiunto dell’operaio morto sarebbero stati riconosciute somme fino a dieci volte superiori (fra 150 e 300 mila euro)”.

Una sentenza, che, a detta di Custodero, è “destinata a fare discutere in un mondo del lavoro nel quale la presenza di lavoratori stranieri è sempre piùalta, è stata criticata da uno dei massimi esperti di diritto civile, l’avvocato Sandra Gracis: «In base a questo criterio del Tribunale torinese converrebbe agli imprenditori assumere lavoratori provenienti da Paesi poveri, perché, laddove muoiano nel cantiere, costa di meno risarcire i loro congiunti»”.