ROMA – Gli asteroidi possono fornire importanti informazioni sulla nascita dell’universo e soprattutto sulla nascita della vita sulla Terra così come la conosciamo, per questo motivo la Nasa ha dato il via alla missione OSIRIS-REx, Origini-Interpretazione Spettrale-Identificazioni di Risorse-Sicurezza-Esploratore di Regolite, una nave spaziale che partirà nel 2016 e per la prima volta nella storia dell’agenzia spaziale americana porterà a Terra materiali dall’asteroide RQ36, scoperto nel 1999, e classificato come PHA, cioè potenziale pericolo per il pianeta, il cui probabile impatto è previsto intorno al 2200.
Il programma della missione è già stabilito: OSIRIS-REx sarà lanciato nel 2016 e raggiungerà l’asteroide RQ36 nel 2020, mappandone accuratamente i quasi 5 chilometri di superficie in un periodo di osservazione stimato dagli astronomi di un minimo di 6 mesi. Preleverà poi dei campioni dell’asteroide, che giungeranno a Terra nel 2023 con il termine della missione in capsule simili a quelle impiegate nella missione Stardust, che ha raccolto campioni della cometa Wild 2 nel 2006, per essere poi analizzati nel Johnson Space Center della Nasa a Houston.
Lo studio dell’asteroide, il cui diametro è di circa 580 metri, si rivelerà particolarmente interessante poiché RQ36 appartiene ai PHA, Potentially Hazardous Asteoids, oggetti la cui orbita particolarmente vicina alla Terra stabilisce un serio rischio di impatto con il nostro pianeta, ma soprattutto come gli altri asteroidi è la testimonianza di echi lontani della formazione del nostro sistema solare e particolarmente ricco in carbonio, elemento chiave per la nascita della vita sulla Terra. Data la sua composizione RQ36 potrebbe presentare molecole organiche mostrando così l’esistenza di vita nello spazio, come ulteriore conferma di quanto già osservato in campioni di meteoriti e comete, che mostrano evidenze di molecole organiche e batteri.
“Questo asteroide è una capsula del tempo dalla nascita del sistema solare e introduce in una nuova era di esplorazione spaziale”, ha sottolineato Jim Green, direttore della divisione planetaria della Nasa a Washington, che ha poi spiegato come le conoscenze acquisite tramite questa nuova missione permetteranno di definire nuovi metodi per tracciare al meglio le orbite di tali corpi celesti. Inoltre la missione misurerà per la prima volta in maniera accurata l’effetto Yarkovsky, una deviazione dell’asteroide dalla sua orbita dovuta alla ‘spinta’ termica esercitata dal Sole: irraggiato dalla stella l’asteroide acquisisce energia che rilascia sotto forma di calore, rilascio che provoca una rotazione sul proprio asse dell’oggetto.
La missione OSIRIS-REx si inserisce in un contesto di profondo rinnovo degli obiettivi Nasa, cominciato con la chiusura del programma di esplorazione della Terra segnato dal pensionamento della flotta di shuttle dell’agenzia spaziale americana ed iniziato oltre 30 anni fa. Gli obiettivi ormai sono cambiati, la Nasa mira a portare l’uomo oltre il sistema Terra-Luna, e per questo ha scelto la missione OSIRIS-REx tra tre diverse proposte, che includevano un ritorno dell’uomo sulla Luna per visitarne il lato più lontano e una missione di esplorazione della superficie di Venere.